domenica 17 maggio 2020

Eppure la vita continua


Non aveva ancora 17 anni quando terminò la guerra. Aveva vissuto nella paura per sei lunghi anni. Raccontava di quando, ragazzina, sentendo arrivare un cingolato tedesco, si era rifugiata in un canneto e aveva visto passare i soldati armati di mitra. Restò a lungo immobile, col cuore in gola, sperando di non essere vista.
“Nulla tornerà più come prima”, dicevano a casa. “Non potremo mai più a passeggiare come prima, andare a incontrare i parenti. Ogni foglia che si muove continuerà a farci paura”.

In questi giorni mi torna in mente questo racconto di mia mamma, soprattutto il timbro della voce, capace di trasmettere ancora i sentimenti di tanto tempo addietro.
La guerra durò sei anni, lasciandosi dietro in Europa 55 milioni di morti e fabbriche, infrastrutture, città intere rase al suolo.
Sono passati appena pochi mesi dall’inizio dell’epidemia, le fabbriche, le infrastrutture, le città sono tutte in piedi, il numero dei morti, tanti, troppi purtroppo, non hanno raggiunto i 55 milioni. Eppure l’effetto è lo stesso: “Nulla tornerà come prima”.
La differenza è che allora, dopo la guerra c’era un’energia incredibile, la voglia di ricominciare, ora invece un senso di stanchezza. La rabbia che serpeggia non infonde energia…
Siamo dunque così fragili?

All’indomani del dramma dell’Olocausto sorsero tante domande, del tipo: “Sarà ancora possibile l’arte dopo l’Olocausto?”.
Mi vengono in mente tanti momenti della storia passata, a cominciare dall’impatto tragico delle invasioni dei nuovi popoli sulle popolazioni italiche alla fine dell’Impero romano, le epidemie, le pesti, i cataclismi...
Chi ricorda più la seconda guerra mondiale? Chi ricorda più l’Olocausto? Chi ricorda più le invasioni barbariche?
Per chi vive una tragedia sembra sempre sia giunta la fine del mondo, o almeno di un mondo.
Eppure la vita continua. Nonostante tutto. È più forte. Cancella la morte. Pasqua insegna.

Uno dei primi giorni del confinamento a casa, alzandomi presto, ho visto l’albeggiare dietro la cupola di san Pietro. L’aria già pervasa del mistero di una primavera ancora incipiente. Uccelli impazziti in volteggi acrobatici… Un attimo fugace di rara bellezza e di pace, preludio d'un'armonia di colori che in un attimo sarebbe esplosa nel cielo. “La natura non sa che c’è il virus”, m’è venuto spontaneo pensare. È come se gridasse la vita.

Nessun commento:

Posta un commento