Due giorni fa, il 18 maggio, la
Congregazione per il culto divino ha inscritto la celebrazione di santa
Faustina Kowalska nel calendario romano universale.
Non poteva essere diversamente, vista
la notorietà della santa. Il suo Gesù misericordioso ha ormai invaso il mondo (Cercando
un testo su internet sono capitato in un sito dove è riprodotta l’immagine di
Gesù misericordioso: immagine è animata, Gesù che muove il braccilo destro e benedice! Kitsch che più kitsch
non si può, segno comunque della grande popolarità della santa e del suo
messaggio).
Da anni i nostri postulatori
cercano di fare inserire anche sant’Eugenio de Mazenod nel calendario
universale, in modo che il 21 maggio sia celebrato in tutto il mondo.
È una causa persa in partenza, perché
Eugenio de Mazenod non è “popolare”, neppure nella sua Marsiglia dove è
stato vescovo e per la quale ha dato la vita.
È piuttosto un santo “familiare”, il
santo della nostra famiglia oblata. A noi basta così.
Anche
se dobbiamo riconoscere che è stato un uomo di Chiesa eccezionale. Ha vissuto
per la Chiesa e ha mandato missionari in tutto il mondo. Più universale di
così! Nessuno più di lui attaccato alla Chiesa di Roma. Non a caso il cardinale
Barnabò, contemporaneo e prefetto della Congregazione di Propaganda fide, lo definì “il vescovo più romano dei francesi e il più francese dei romani”.
Nel giorno della sua festa – 21 maggio – vale la pena
leggere un brano di una sua lunghissima lettera, del 21 luglio 1852, indirizzata
al Card. Gousset, arcivescovo di Reims, nella quale sant’Eugenio de Mazenod
rivendica la sua “romanità”, contro l’accusa che il cardinale gli rivolgeva di essere ostile alla Santa Sede (accusa diffusa tra tutto l'episcopato francese!):
«Capo di una congregazione nascente – della quale il
Signore, concedendole una crescita inaspettata, benedice il lavoro nei quattro
angoli del mondo –, ho verso questa famiglia spirituale il dovere di non
lasciare che mi si accusi di qualcosa che possa diminuire la fiducia e la
protezione con la quale il vicario di Gesù Cristo si degna di favorirne i
figli, dei quali egli mi ha costituito giuridicamente padre.
Sono quindi costretto ad affermare, poiché devo
difendermi, quale sia sempre stato il mio amore per la Chiesa romana, verso la
quale, in quanto come vescovo, ho la gioia di testimoniare i miei sentimenti.
Era ancora diacono e poi giovane prete quando, nonostante
la più attenta sorveglianza da parte di una polizia sospettosa, mi è stata
offerta la possibilità di dedicarmi ogni giorno al servizio dei cardinali
romani, allora deportati a Parigi e ben presto perseguitati per la loro fedeltà
alla Santa Sede. I pericoli ai quali mi sono costantemente esposto sono stati
compensati nella mia anima dalla gioia di essere di utilità a questi illustri
esiliati e di ispirarmi sempre più al loro spirito. Più tardi, senza dare
ascoltato a quanto mi suggerivano certe amicizie, il mio noto attaccamento a
Roma è restato irremovibile, anche davanti a scelte che potevano mettere a
rischio queste amicizie.
Grazie all’orientamento che, come vicario generale o come
vescovo, sono stato in grado di offrire al clero, la diocesi di Marsiglia è
stata una delle prime in Francia ad assimilare globalmente i sentimenti romani
che esprimevo ancora pubblicamente due anni fa, in un discorso all'ultima
sessione del Concilio di Aix.
Ho potuto istituire la Congregazione degli Oblati di
Maria Immacolata tra ostacoli sorti contro di essa da vecchi pregiudizi
contraddetti proprio da quegli stessi sentimenti con cui la nutrivo per rendere
i suoi membri uomini del Papa come vescovi, ossia uomini della Chiesa e uomini
di Dio.
Devo infine menzionare sant’Alfonso de Liguori, la cui teologia ho
insegnato e praticato molto prima dei libri che ho fatto pubblicare allo scopo
di istituire il suo in Francia. La sua biografia, scritta sotto i miei occhi e
grazia alla mia iniziativa da uno dei miei Oblati, da allora si è diffusa
ovunque ed è stata tradotta in diverse lingue straniere. Questo una volta ha
attirato la vostra attenzione! Ho voluto servire la causa di Dio con la
dottrina e gli esempi di questo ammirevole Vescovo, la cui devozione
all'autorità del Papa rimonta a tempi lontani ed è stata, nel XVIII secolo, la
massima espressione e la più viva testimonianza della santità della Chiesa.
Questa idea, frutto dello zelo che mi animava, fu fortemente approvata da Pio
VIII, che mi onorò su questo argomento con un “breve” particolare.
Ecco Monsignore, quello che sono stato e quello che sono.
Ecco l'uomo accusato di ostilità alla Santa Sede!»
(La mia piccola
novena a sant’Eugenio è consistita semplicemente in una preghiera quotidiana
davanti alla statuetta che ho sul tavolo del mio ufficio, con accanto quella
della “Madonna del sorriso”, con un fiore e un lumino… Ho chiesto a un intenditore
come Nino Bucca se questa immagine non fosse troppo devozionale. Risposta: “È
molto carina. Non direi devozionale ma vintage”.)
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