“Potrebbe
succedere di peggio: che non funzioni internet”. Una delle tante battute ad
affetto di questo periodo di coronavirus.
Per
fortuna abbiamo internet, che ci consente la comunicazione, i contatti, la
vicinanza. Abbiamo riscoperto tanti rapporti e tanti legami si sono
approfonditi.
Come in
ogni medaglia, anche questo aspetto ha una seconda faccia: la perdita dei ritmi
e dei tempi.
Si può
telefonare a ogni ora e in ogni tempo? In questo nuovo mondo della
comunicazione credo che occorra imparare a gestire il rispetto dell’altro e i
propri tempi.
Non posso
entrare nel mondo dell’altro non importa quando: ci sono certi orari da
rispettare. Io stesso devo trovare i tempi adatti per me e per gli altri.
Di
domenica continuano ad arrivarmi email di lavoro dall’università e altre
richieste di lavoro. Anche il lavoro ha un suo ritmo, comincia ad un certo
momento della giornata e termina ad un altro. Va rispettato per igiene mentale e
per mantenere rapporti sani con le persone. Perché essere invadenti nei momenti
che non sono dedicati al lavoro?
Anche la settimana
ha i suoi ritmi. La domenica continua ad essere un tempo sacro, dedicato a Dio,
alla famiglia, al riposo, agli altri. Anche questo tempo va rispetto.
Ogni cosa
ha il suo tempo.
Ridoniamo
ordine e armonia alla vita d’ogni giorno.
A proposito di armonia. Da oltre orceano mi è
arrivato, assieme alla foto che allego, un’eco del blog di domenica scorsa, “Eppure
la vita continua”:
“Oggi, ho sentito e visto il soffio di Dio, che
suonava gli strumenti a fiato delle foglie e dell’erbe nell’orchestra della
natura.
L'armonia nella varietà di note era veramente
mistica!”
Caro
Fabio, non consulto regolarmente il tuo blog, ma l'altro giorno ci sono tornata
e oggi, nella festa di Sant'Eugenio, desidero dirti grazie per i tuoi post sul
"Coronavirus come tempo propizio che Dio ci dona". Grazie perché, con
parole di chi se ne intende, hai saputo esprimere bene ciò che lo stato d'animo
mi suggerisce dall'inizio di questo tempo particolare, che molti continuano a
chiamare "tempo sospeso" (e per certi versi lo è) ma che invece io
avverto come tempo fecondo, come opportunità, da vivere in pienezza, nel
"qui ed ora", con la responsabilità (ed il desiderio interiore che
scalpita!) di non accontentarci di tornare alla "normalità" di prima,
soprattutto come chiesa. E grazie in particolare per aver risvegliato in me la
consapevolezza che questo "sentire" è segno di appartenenza, è
particolare del carisma oblato, del carisma di Eugenio, che al termine della
Rivoluzione non si è accontentato di tornare alla pastorale ordinaria.
Come lui e come molti, anch'io non so come fare, non ci sono "istruzioni
per l'uso" già pronte per l'oggi, ma so che non devo smettere di amare e
non devo lasciare nulla di intentato! Molto difficile viverlo da sola dentro
una "mentalità di parrocchia" che, seppur con grandi sforzi messi in
campo per rinnovarsi, questo lo devo riconoscere, è sempre tentata di far
rientrare tutto dentro schemi consolidati, che danno apparente sicurezza ma che
allo stesso tempo "mettono le briglie allo Spirito Santo": Ho sempre
la sensazione di starci stretta! Sono solo sensazioni che condivido, senza
nessuna preparazione teologica, pastorale o di altro genere per poter fare
valutazioni!
Mi giunge anche una bellissima l'eco di
quanto ho scritto sul coronavirus come tempo propizio che io ci dona:
Il Padre
Generale nella sua lettera fa riferimento all'affermazione di un prenovizio:
"Siamo nati per tempi come questo". Ne sono convinta da quando ho sentito
Papa Francesco pronunciare il suo Discorso al Convegno ecclesiale di Firenze.
Gli Oblati sono una congregazione per l'oggi, attuale più che mai!
Buona
festa di Sant'Eugenio così! Da parte mia con questo rinnovato slancio ad essere
sempre nuova, con l'aiuto dello Spirito Santo che continuamente mi sostiene! È
una grazia! Con il desiderio di riuscire a guardare il mondo, come Eugenio,
attraverso gli occhi di Cristo Crocifisso.
E con
l'aiuto di Maria Immacolata, nostra madre. Prego per voi Oblati e conto sulla
tua preghiera per essere ciò che devo essere e per il rinnovato dono dell'amore
scambievole con le persone che sento parte integrante di questo percorso della
mia vita e con cui mi sento chiamata a condividere questa vocazione e missione.
Oggi vivrò
questa festa visitando e portando conforto agli ultimi, quei poveri che Eugenio
amava, alcune famiglie che questa emergenza ha ulteriormente impoverito.
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