Nel luglio 2001, “alla vigilia gioiosa”
dei 50 anni dell’Istituto, Padre Liuzzo scriveva una Circolare, la n. 64, per
invitare a celebrare quell’evento, indicando come prepararsi:
-
“Vigilia” significa veglia, riapprofondimento, nuova e più intima presa di
coscienza del preziosissimo dono che Dio ci ha fatto col chiamarci, senza alcun
nostro merito, a far parte della Sua Famiglia sotto la guida sorridente e
benedicente della Madre del Suo Figlio, e perciò a lodarlo e ringraziarlo come il
salmista: è bello cantare al nostro Dio, dolce è lodarlo come a lui conviene.
(…)
-
Vigilia significa particolarmente rinnovato impegno e sforzo generoso per
vivere meglio e più integralmente il nostro carisma (…).
Non sapeva che pochi giorni dopo quell’anniversario
l’Istituto avrebbe ricevuto l’approvazione pontificia.
Anche noi vogliamo rivivere
quest’evento, il ricordo dell’approvazione (21 novembre 2001), come una
“vigilia” di preghiera – con gli stessi atteggiamenti richiesti nel luglio 2001
– che si protrarrà per un’intera settimana, iniziando dal giorno anniversario
della morte di Padre Liuzzo, il 14 novembre 2003.
Lasciando la terra per il Cielo il
nostro Padre poté dire, come Gesù, “Tutto è compiuto”. Lo testimonia il suo
testamento che sempre leggeremo con gratitudine e amore filiale:
«Figlie
mie, ringrazio Dio e la Madre Divina, Stella del mio sacerdozio, di avermi
fatto strumento per voi, applicando ed adattando - come canale - il carisma del
beato Eugenio… Ora che la Santa Chiesa, per chiaro intervento di Maria
Immacolata, ha benedetto ed approvato il vostro Istituto e ve ne ha
riconsegnato il carisma con un precetto, faccio mio questo precetto come mia
ultima volontà e vi ripeto quanto ho cercato di instillare nei vostri cuori:
la
vostra legge è l’amore
la
vostra vocazione è l’amore
la
vostra medicina è l’amore…
Solo
Dio sa quanto vi ho voluto e vi voglio bene. Dal cielo vi seguirò e vi amerò
anche di più. Se ho offeso o contristato qualcuna, ne chiedo perdono a Dio e a
lei. Vi benedico col cuore e con la mano della Madonna».
Anche quest’anno, nella chiesa di via
dei Prefetti a Roma, abbiamo ricordato il “Tutto è compiuto” di Padre Liuzzo,
celebrando la messa con il calice che la sua famiglia gli aveva regalato in
occasione dei 25 anni di sacerdozio.
Ogni anno, tra queste due date – 14 e 21
novembre –, dovremo celebrare il nostro “Tutto è compiuto”. Quante cose in una
giornata: una persona da curare, il pasto da cucinare, la biancheria da lavare
e stirare, il lavoro da compiere, una catechesi da preparare, una persona da
ascoltare… Alla sera, fermandoci per il nostro esame di coscienza, dovremmo
poter dire: “Tutto è compiuto”. Così la nostra vocazione trova nel quotidiano
la sua via di attuazione.
Alla fine della vita potremo dire “Tutto
è compiuto”, come Gesù, come Padre Liuzzo, se avremo imparato a dirlo alla fine
di ogni giornata.
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