lunedì 18 novembre 2019

Insieme per la missione


Ho terminato la stesura del libro Condividere i doni con la chiamata appassionata di papa Francesco alla comunione per la missione:

Laici e consacrati, membri di tutte le componenti di una famiglia carismatica, i membri tutti della Chiesa insieme, in comunione perché? Per andare uniti nel vasto campo del mondo, seguendo Gesù che si è incarnato ed ha assunto tutto l’umano. «La Chiesa “in uscita” è la comunità di di­scepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano. (…). La comunità evangelizzatrice accorcia le distanze, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popo­lo».
È la “mistica” del vivere insieme, del mescolarci, dell’incontrarci, del prenderci in braccio, dell’appoggiar­ci, del partecipare «a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene».

Del ricco insegnamento del Papa mi piace ritenere soprattutto l’accorato appello a non fare inutili guerre tra di noi! «Quante guerre per invidie e gelosie, an­che tra cristiani! (…) Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere spe­cialmente una testimonianza di comunione fra­terna che diventi attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo tutti sapran­no che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre: «Siano una sola cosa … in noi … perché il mondo creda» (Gv 17,21). (…) Chiediamo al Signore che ci faccia com­prendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21). E ancora: «Non stan­chiamoci di fare il bene (Gal 6,9). (…) Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno!».

In definitiva ci è richiesto di unire le ispirazioni e le forze e di concertare insieme la maturazione del dialogo di comunione all’interno della Chiesa. Soltanto così potremo affrontare insieme le sfide dell’evangelizzazione, delle tragedie della nostra umanità, del dialogo ecumenico e interreligioso, della credibilità in una società secolarizzata, multiculturale, postmoderna. Piuttosto che lasciarsi guidare da prevenzioni o perdersi in sterili polemiche, occorre avere il coraggio di un’autentica comunione fraterna, piena di stima e di fiducia reciproca. Occorre guardarsi gli uni gli altri, conoscersi meglio, giungere alla comunione piena, in vista di guardare oltre, insieme, e lavorare, come unica grande realtà carismatica, per la Chiesa e per l’intera umanità.


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