Ho
terminato la stesura del libro Condividere i doni con la chiamata appassionata
di papa Francesco alla comunione per la missione:
Laici
e consacrati, membri di tutte le componenti di una famiglia carismatica, i
membri tutti della Chiesa insieme, in comunione perché? Per andare uniti nel
vasto campo del mondo, seguendo Gesù che si è incarnato ed ha assunto tutto
l’umano. «La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che
prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano. (…). La comunità
evangelizzatrice accorcia le distanze, e assume la vita umana, toccando la
carne sofferente di Cristo nel popolo».
È
la “mistica” del vivere insieme, del
mescolarci, dell’incontrarci, del prenderci in braccio, dell’appoggiarci, del
partecipare «a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera
esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio.
Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene».
Del
ricco insegnamento del Papa mi piace ritenere soprattutto l’accorato appello a
non fare inutili guerre tra di noi! «Quante guerre per invidie e gelosie, anche
tra cristiani! (…) Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero
chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi
attraente e luminosa. Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni
degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: «Da questo
tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»
(Gv 13,35). È quello che ha chiesto con intensa preghiera Gesù al Padre:
«Siano una sola cosa … in noi … perché il mondo creda» (Gv 17,21). (…)
Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona
cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là
di tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione
paolina: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,21).
E ancora: «Non stanchiamoci di fare il bene (Gal 6,9). (…) Non
lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno!».
In
definitiva ci è richiesto di unire le ispirazioni e le forze e di concertare
insieme la maturazione del dialogo di comunione all’interno della Chiesa. Soltanto
così potremo affrontare insieme le sfide dell’evangelizzazione, delle tragedie
della nostra umanità, del dialogo ecumenico e interreligioso, della credibilità
in una società secolarizzata, multiculturale, postmoderna. Piuttosto che
lasciarsi guidare da prevenzioni o perdersi in sterili polemiche, occorre avere
il coraggio di un’autentica comunione fraterna, piena di stima e di fiducia
reciproca. Occorre guardarsi gli uni gli
altri, conoscersi meglio, giungere alla comunione piena, in vista di guardare oltre, insieme, e
lavorare, come unica grande realtà carismatica, per la Chiesa e per l’intera
umanità.
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