venerdì 8 novembre 2019

C’era una volta il confine



Parlavamo di una lettura in comune, l’ultimo libro di Kapuscinski, In viaggio con Erodoto, quando lei mi fa: “Anche tu potresti scrivere un libro dei tuoi viaggi”. “L’ho già scritto, ma sta nel cassetto”. Mi convince a dargli almeno una parte dei racconti, dal 1997 al 2003. Li legge e si entusiasma (è facile a entusiasmarsi). Ne fa anche una scelta. Non solo, mi scrive le sue impressioni. A questo punto il libro è pronto: Incontri. In viaggio per il mondo. 1997-2003. Naturalmente le impressioni di Pina Donato ne sono la presentazione. 
Come al solito, rigorosamente Limited edition!
Ed ecco la presentazione:

C’era una volta il confine

Da tempo penso che un giorno vorrei poter leggere una storia che inizi proprio così: C’era una volta il confine… Una sto-ria che non fosse fiaba, ma racconto reale di come per molti, troppi anni abbiamo concepito il confine come un limite, una convenzione tra popoli e troppo spesso anche tra singole persone, provvisoria e instabile, a volte finta. Il confine costituito quasi per essere abbattuto dall’inarrestabile evolversi delle lingue, delle culture e i linguaggi che riguardano popolazioni sempre più multilingue oltre che dall’emergere delle più svariate e vere identità.
In questo racconto vorrei poter leggere di come le perso-ne, i popoli, ridanno senso e contenuto al significato originario del cum-finis, finire con… qualcuno. Stare insieme e perciò in-contrarsi, magari apprezzarsi vicendevolmente, godendo delle rispettive diversità e degli altrui traguardi. Potrebbe essere un racconto o più racconti che ridonano finalmente respiro al limes, che nella sua radice ha lo stesso significato di soglia, costruita per essere attraversata e venirsi incontro. Allo stesso modo si racconterebbe della frontiera, come specchio e riflesso di cosa e di chi ci vive di fronte, completando e arricchendo la nostra.
Vorrei leggere finalmente del “sesto continente”, che or-mai sappiamo formato da circa 250 milioni di persone, come valore, ricchezza e non minaccia o semplicemente mondo estraneo agli altri “vecchi” cinque continenti che la geografia tradizionale ci fa conoscere. Uomini, donne e bambini che quotidianamente, per le più innumerevoli ragioni, negli ultimi an-ni, camminano e vanno già oltre confine e frontiera per le più svariate motivazioni, e vivono o sperano di vivere con dignità in un paese che non è il loro di origine, e così ci stanno pian piano educando ad aprire i nostri ristretti spazi di accoglienza!
Immersa nella mia fantasia e nel mio sogno, penso sarebbe proprio magnifico che la storia o le storie che desidero leggere su C’era una volta il confine, fosse scritta non su un libro comune, ma su un taccuino. Uno vero! Magari scritto dal reporter artista o intellettuale che girando il mondo, di frontiera in frontiera annotasse nel suo bel rettangolo di fogli, rilegati con un vecchio pezzo di cuoio consumato, scrivesse e disegnasse non solo dei fatti, ma dei volti, dei paesaggi, delle ani-me e della sua anima. Un taccuino nel quale le idee, le immagini e le emozioni trovassero libero accesso nei disegni e nelle foto del suo stesso autore, lasciati lì per lui e per chi con lui, vo-lesse per sempre fissare lo sguardo appunto oltre le frontiere varcate.
Ma dove mai, mi dicevo, lo troverò? Un taccuino di sto-rie che mi parli non solo di persone e paesaggi ma che rifletta la luce del divino che passo dopo passo, persona dopo perso-na, frontiera dopo frontiera ha incontrato e che, inevitabilmente ha portato con sé, costruendo un’unica sconfinata comunità… Forse chiedo troppo?!
E quando quasi non ci pensavo più ho letto i tuoi Incontri. In viaggio per il mondo, che hai scritto e immagino pubblicati di volta in volta tra il 1997 e il 2003. Incontri di terra per raccontare il Cielo.
Non posso dire la gioia e un po’ “l’ubriacatura” mentre in pochi giorni ho incontrato i luoghi e le persone che tu hai vi-sto invece in sei anni! Questi articoli che sono stati scritti nel tempo li ho letti tutti insieme, di colpo: in poche ore sono “saltata” da un continente all’altro senza quasi rendermi conto che sì, lo avevo trovato il “taccuino” immaginato. Trovando molto di più di quello pensato! Nei tuoi incontri c’è molto più del superare il confine e la frontiera perché c’è un autentico spirito di frontiera, il ritmo gioioso e tenace di chi va per donare la Vita.
Pina Donato


Nessun commento:

Posta un commento