«… sono uguali
agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio» (Lc 20, 27-38)
La
casistica fa leva sul contingente, sull’effimero. In questo caso – il vangelo
di questa domenica – una ipotetica donna ha sette mariti, come regolarsi per l’eredità?
Una
delle tante questione legali che fanno imbestialire le famiglie e creano
rompicapi agli avvocati che pure, interessati, ci si mettono dentro a
capofitto.
Non
così Gesù. La casistica non è il suo campo.
Non
che Gesù se ne lavi le mani (questo lo fa Pilato) e si tragga fuori dalle questioni
complesse che amareggiano la vita umana. Anzi, è sceso dal Cielo – dove non ci
sono beghe – proprio per immischiarsi nella nostra povera problematica
quotidiana. Non allontana, ad esempio, con senso di superiorità la donna (reale)
di Samaria che ha cinque meriti e non si sa quanti amanti. Gesù le mani non se
le lava, semmai se le sporca.
Eppure
non si lascia intrappolare dalla casistica.
Un
caso analogo era stato sollevato dagli scribi e farisei sulla questione del
libello di divorzio concesso dalla legislazione mosaica: che ne pensava Gesù?
Gesù
capisce il contingente, ma subito si porta su un altro livello e mostra i
criteri con cui affrontare le questioni d’ogni giorno.
Nel
caso del divorzio si appella agli inizi: «All’inizio non era così».
Nel
caso della donna con i sette mariti si appella alla fine: «quelli che sono
giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti».
Il
presente, nella sua problematica spesso difficile e angosciante, trova
soluzione solo in una prospettiva più ampia, quella di Dio, origine e fine di
ogni cosa.
Conta
ciò che era fin dal principio, nel disegno di Dio, la verità di come ci ha
pensati. E rimane ciò che saremo, quando si svelerà la realtà più profonda di
noi stessi, l’essere “uguali agli angeli”, “figli della risurrezione”, “figli
di Dio”. È questo il criterio di giudizio e di scelta.
Davanti
a ogni situazione, a ogni caso increscioso, doloroso, incomprensibile,
difficile da risolvere, occorre alzare lo sguardo e vedere le cose come le vede
Dio, pensando a quello che passerà e a quello che rimarrà.
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