Che bello il mio lavoro che mi tiene
sempre in contatto con cose alte…
Così oggi mi ritrovo con p. Angelo
Mitri (+1984), che è stato il “postulatore” che ha avuto la gioia di portare sant’Eugenio
sugli altari.
Rileggo una sua nota sulle caratteristiche dell’amore in
sant’Eugenio:
“Non vivo
che di cuore”, diceva spesso (a P. Vincent, 9 nov. 1853; a Santoni, 24 nov.
1853; cf. Rey, II, p. 468), cioè di amore.
Un amore intero: credeva che nessuno comprendesse il
Cristo come lui: “Ringrazio Dio d’avermi dato un’anima capace di comprendere
quella di Gesù” (Journal, 3 sett. 1837).
Un amore assoluto, esclusivo, insaziabile che dà e
vuole tutto “unicamente per la gloria di Dio, l’amore di Gesù Cristo, il bene
della Chiesa e la salvezza delle anime” (Pref.).
Un amore ambizioso: “Chiunque soffre o ha bisogno di me
ha diritto ai miei servizi” (al direttore, 1808).
Un amore che spesso era tormento e
sofferenza: “Ahimé!
Pochi rispondono... all’invito accorato...”.
Un amore pronto a tutto: “Disposti a sacrificare tutti i loro
averi... i loro talenti, il loro riposo, la loro persona” (Pref.). Anche la
vita: “Disposti a sacrificare... la loro vita” (Pref.); “finché non avremo
consacrato tutta la vita e dato tutto il sangue... non potremo dire niente; a
più forte ragione quando non abbiamo ancora dato se non qualche goccia di
sudore o qualche misera fatica” (a Tempier, 22 agosto 1817).
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