Ogni
volta che metto piede in archivio trovo sempre qualcosa di nuovo che mi prende
e mi sorprende. Come la trascrizione degli Annali delle Clarisse che sant’Eugenio
de Mazenod aveva fatto venire a Marsiglia. Il 7 settembre 1833, quando
entrarono nella nuova casa, sant’Eugenio era a Roma, ma pensava ancora a loro. Ebbe
infatti l’autorizzazione a entrare nel convento delle Clarisse di san Lorenzo in Panis Perna, nel Quartiere Monti, dove
ottenne dalla Madre Badessa un quadro per le Clarisse di Marsiglia. Il trasloco
nella nuova casa fu presieduto da p. Tempier, l’alter ego di sant’Eugenio, superiore
e vero sostegno del loro monastero.
Ed è
proprio di p. Tempier, che leggo nelle cronache del monastero, nel periodo nel
quale gli Oblati erano stati cacciati da Marsiglia. Quando Tempier da Parigi tornava
in città, non mancava di visitare le Clarisse.
Mi
hanno colpito soprattutto le parole che rivolgeva loro:
Ottobre
1863: nonostante le avversità e le prove «conservava sempre la calma, la pace,
la rassegnazione che avevamo avuto modo di ammirare tante volte. Ci disse poche
parole come sempre, ma l’accento con il quale le pronunciò ci è penetrato fin in
fondo all’anima: “Amate sinceramente Gesù; amatevi sinceramente le une le
altre; siate dolci e umili di cuore”».
Ottobre
1864: “Lo trovammo con il cuore di sempre, stessa bontà, stessa dedizione,
stessa santità… Prima di partire lo pregammo di rivolgerci alcune parole come
un mazzo di fiori e frutti della sua preziosa visita e volle lasciarci parole pronunciate
con quell’accento che ci penetrava sempre: “Amate davvero Dio, adempite bene i
doveri della vostra santa vocazione e per questo mi sembra che non ci sia via
più sicura e facile che l’oblio di voi stesse, l’abnegazione, l’umiltà e la
carità vicendevole”.
Parole
semplici di un anziano prete che ormai vive solo di Dio.
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