Parto
da Termini con la freccia bianca perché le frecce rosse e Italo si arrestano a
Salerno. Cristo non si è fermato più a Eboli ma a Salerno. Da lì in giù siamo
ai confini dell’impero. Scendo a Paola, e proseguo con il treno locale, da poco
ripristinato, ma ad aprile la linea sarà nuovamente interrotta, lasciando
deserta la nuova stazione di Cosenza, visto che l’unica linea che la raggiunge è
Paola Cosenza, anche se da lì parte il trenino calabro-lucano.
Giornata
bellissima, piena di sole. Lascio la borsa dagli Oblati e mi inoltro
immediatamente nella città vecchia, solo per fare due passi, dopo essere stato
a lungo seduto in treno. So che è una città fantasma, sono stato qui lo scorso
anno. Mi addentro ugualmente in alcune strade antiche, affascinato dai palazzi che,
pur nell’abbandono e nel degrado, ricordano i fasti di un passato lontano.
Frontoni
e portali di pietra finemente scolpiti fanno ancora bella mostra di sé e saloni
affrescati e gli stucchi si lasciano intravedere dalle finestre sventrate.
Non c’è
anima viva, una città apparentemente disabitata, eppure i panni distesi qua e
là dicono che qualcuno deve pur esserci, nascosto in stanze dove i tetti non
sono ancora sprofondati. In effetti vi sono stanziati profughi, zingari e
persone che non possono sperare in una casa vera e propria.
Questa
mattina il tepore e il sole invitavano ad uscire di casa. La città nuova, al di
qua del fiume Busento che la divide da quella vecchia, si mostra piena di
vitalità.
Il grande
corso che l’attraversa – museo all’aperto con grandi opere di Modigliani,
Carrà, De Chirico… – è affollatissimo. È una tutta un’altra città.
Tra
le due città, quasi a fare da collante, si posiziona, proprio sulla riva del
fiume, la comunità degli Oblati con la monumentale chiesa di san Domenico. Più
che una chiesa è un autentico complesso, a partire dalla cappella ottagonale
dei Templari del XII secolo, alla chiesa del XIII secolo, a quella del XV
secolo, fino alla cappella d’oro del Settecento.
Ieri
sera, dopo la desolazione della città vecchia, entrando in casa trovo un vivacissimo
gruppo di giovani che condivide spiritualità e missione con gli Oblati.
Oggi
pomeriggio un gruppo ancora più bello: un centinaio di persone, stipate nella
sala a pianterreno, decise a iniziare una settimana di esercizi spiritualità
nel quotidiano, altre se ne aggiungeranno domani.
Alla
messa, nella chiesa, il gruppo si è più che duplicato.
Mi sembra
d’essere in un altro mondo, nel quale mi trovo come un pesce nell’acqua: posso
donare Vangelo a piene mani, una gioia indicibile.
La chiesa è gremita e le persone sono così tante che devono seguire la messa stando nella piazza antistante. Ma Celso è un missionario vero! Che bello avere dei compagni così! Da esserne davvero orgogliosi.
Ciao, Padre Fabio! buona permanenza nella nostra Calabria!
RispondiElimina