Dopo aver parlato a novizi e novizie dell’ideale del martirio e della
verginità tra i cristiani dei primi secoli, http://fabiociardi.blogspot.com/2019/02/prima-i-martiri.html,
ideali che hanno dato origine al monachesimo,
ho parlato dei “comuni cristiani”. La loro vita ruotava attorno all’assemblea
domenicale, alla preghiera quotidiana, alla parola di Dio, e trovava il suo
ambito di realizzazione sia nella famiglia sia nella società civile.
L’assemblea
domenicale è il momento in cui
tutta la comunità prega e celebra l’eucaristia e organizza l’aiuto ai poveri. È
anche il momento in cui si rinsaldano i legami d’unità e cresce la coscienza di
formare un solo popolo in Cristo. Quanto fosse indispensabile che i fedeli
fossero uniti fra di loro e riconciliati prima di celebrare la liturgia
eucaristica nel giorno del Signore, lo ricorda con vigore un testo della Didascalia: «Poiché avete Cristo come
capo, secondo la sua promessa, presente e in comunione con voi, non trascurate
voi stessi e non separate il Salvatore dalle sue membra; non dilaniate e non
dissolvete il suo corpo». Di qui il senso di festa che acquista la domenica:
«Nel primo giorno dopo il sabato – si legge nei Didascalia - siate sempre lieti; infatti colui che si
rattrista di domenica è colpevole di ogni peccato».
Nell’assemblea liturgica si vive la vita
sacramentale, focalizzata soprattutto attorno al battesimo e alla celebrazione
eucaristica. Il fatto che ogni anno tutta la comunità assista al battesimo,
anzi accompagni lungo tutto l’anno i catecumeni e poi i neofiti, fa che ognuno
riviva costantemente la realtà del proprio battesimo, confermandola giorno per
giorno in ogni esperienza quotidiana.
La domenica non rimane un giorno isolato. Ciò che
in essa si celebra e si vive viene poi disteso lungo tutta la settimana. «Colui
che è perfetto - leggiamo in un altro dei primi scritti cristiani, Origene - ,
vive sempre nelle parole, nelle azioni e nei pensieri del Verbo di Dio che per
natura è Signore; vive sempre nei suoi giorni; celebra sempre il giorno della
domenica». Per questo la gioia, che appariva già un tratto caratteristico della
prima comunità cristiana (cf Atti 2), è testimonianza anche nel secondo secolo
da Clemente Alessandrino, quando scriveva che «tutta la vita del cristiano è un
lungo giorno di festa».
La vita quotidiana dei cristiani dei primi secoli
è inoltre caratterizzata della preghiera
costante. «Sempre, dovunque e in ogni momento bisogna pregare», scrive
Tertulliano, poiché «in nessun’ora deve mancare l’adorazione a Dio». Clemente
Alessandrino ricorda che «non si deve pregare soltanto in giorni e ore
determinate, ma senza interruzione praticando ciò per tutta la vita».
Nonostante la sua scarsa stima per il lavoro manuale, testimonia che non esiste
dualismo tra preghiera e vita quotidiana: «Coltiviamo i nostri campi dandogli
lode [a Dio], navighiamo cantando inni a lui, e similmente ci sorprendiamo in
preghiera in qualsiasi altra attività ci occupiamo a seconda del nostro
impegno». La preghiera diventa così «una conversazione con Dio», o come dirà
Gregorio di Nissa «un colloquio di tutto l’essere con Dio».
Pur continua, in quanto atteggiamento d’unione con
Dio, la preghiera dei fedeli conosce anche momenti particolarmente intensi,
soprattutto al mattino e alla sera. Presto entra in uso il farsi il segno della
croce «poiché esso - scrive Tertulliano - è il segno della Passione, noto e
sperimentato contro lo spirito del male (…) da opporlo saggiamente ad esso come
uno scudo». Un altro uso è quello di pregare rivolti verso Oriente da dove
sorge il sole, simbolo di Cristo, della sua risurrezione, «per fissare - come
scrive Atanasio - quel paradiso dal quale siamo stati scacciati e chiedere
supplichevolmente a Dio e al nostro Signore che ci voglia restituire all’antica
nostra patria». Si prega con le mani alzate, a ricordo di Cristo in croce, in
piedi, perché risorti con Cristo, o in ginocchio, in segno di umiltà, di
supplica intensa e di adorazione, anche se non sempre è necessario un
particolare atteggiamento del corpo: «Se siamo in mare - scrive Origene -, o i
nostri affari ci impediscono di ritirarci per abbandonarci ai nostri impegno di
pregare possiamo farlo anche senza atteggiamento esteriore».
Caratteristica della preghiera del cristiano è il “Padre
nostro”, recitato tre volte al giorno: al mattino, a mezzogiorno, alla sera. Il
Pater faceva parte di quelle formule
che venivano consegnate ai catecumeni in maniera ufficiale a mano a mano che
procedevano nell’iniziazione catecumenale: «in esso è riassunto tutto il
Vangelo», scriveva Tertulliano.
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