giovedì 28 febbraio 2019

La Colonia di Porta Furba, una pagina di storia oblata


  
Porta Furba agli inizi del 1900
Padre Ferri a Roma agli inizi del 1900 
Il viceparroco di S. Maria del Buon Consiglio (Roma - Via Tuscolana 613) in occasione del 100° anniversario della parrocchia sta curando una pubblicazione e chiede informazioni sulla presenza degli Oblati di Maria Immacolata in quella zona, il Quadraro (oggi una delle stazioni della Metro A), ai primi del 1900.
Dove adesso sorge uno dei quartieri più popolati di Roma, con un palazzone accanto all’altro, all’inizio del secolo scorso si stendeva la campagna romana con tanti contadini: era la Colonia di Porta Furba.
Vi erano un’ottantina di famiglie, circa 500 abitanti, che vivevano in povere capanne, privi di ogni assistenza religiosa. Per l’interessamento del Santo Padre, le Suore Orsoline avevano istituito, nella loro modesta casa e nella piccola Cappella della Madonna del Buon Consiglio, un’opera per aiutare la colonia agricola.
Nel 1909 venne offerto agli Oblati, che abitavano in Via Cairoli, nella parrocchia di Santa Sabina, il servizio religioso.

Gli Oblati portarono avanti il lavoro pastorale per 4 anni: ogni mattina uno di loro si recava a Porta Furba per la Messa e ogni 15 giorni confessava e faceva il catechismo ai bambini della colonia che affluivano numerosi. Nella sua Storia della Provincia italiana p. Cosentino scrive che «al precetto pasquale ci fu concorso edificante di uomini e di donne e si videro accostarsi alla santa Comunione delle persone che da parecchie dozzine d’anni se ne tenevano lontani ed altri che già avanzati in età non si erano mai accostati ai Sacramenti; si ebbe insomma una rifioritura di vita cristiana, che trasformò e rese meno dura la vita di quei poveri abitanti della campagna romana».
La cappella delle suore divenne insufficiente per i fedeli sempre più numerosi, e si dovette costruire, grazie all’aiuto del Santo Padre, una chiesetta adatta ai bisogni della colonia. Sembra che il superiore generale degli Oblati, p. Augustin Dontenwille, abbia benedetto le campane di quella cappellina, a quel tempo in via dei Lentuli.
Il 21 aprile 1912 una rappresentanza della Colonia, composta di 160 persone, tra cui 40 bambine della prima comunione, fu presentata al Papa dalle Suore e dagli Oblati in un’udienza commovente, come testimonia un bell’articolo pubblicato sull’Osservatore Romano.


P. Ferri, il primo Oblato a sinistra
con gli "apostolini" di Roma all'inizio del 1900
La lettera del Vicario di Roma
Il primo ad occuparsi della Colonia di Porta Furba fu p. Aristide Ferri, direttore della casa di Via Cairoli, coadiuvato dal P. Anselmo Trèves. Quando nel 1911 si chiuse la casa di Via Cairoli, p. Aristide passò allo Scolasticato Romano per poter continuare da lì il servizio di Porta Furba. Nel dicembre 1912 fu nominato superiore della Scuola Apostolica di S. Maria e gli succedette p. Guglielmo Di Giovine, fino a quando, verso la metà del 1913, la cura pastorale fu affidata ad altri sacerdoti.
Ho trovato in Archivio una lettera scritta il 16 dicembre 1910 dal Vicario di Roma, il cardinale Pietro Respighi, al Superiore generale negli Oblati nella quale tra l’altro si legge:
«(…) Il Santo Padre considerando la grande necessità nella quale questo Vicariato di Roma si trova di persone capaci e zelanti per le molte opere di apostolato che ogni giorno, grazie al Signore, si moltiplicano nella nostra città, e ricordando d’altra parte le non comuni qualità del P. Ferri e quindi la difficoltà grande che vi sarebbe nel sostituirlo (…) mi ha incaricato di significare che Egli giudica per ora necessaria la permanenza a Roma del P. Ferri.
Io non dubito che V.E. vorrà aderire al desiderio del Santo Padre che torna di tanto onore al P. Ferri e a tutto l’Istituto (…)».


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