mercoledì 6 febbraio 2019

Benedetto Pio IX



Mons. de Mazenod è raffigurato dietro il Pio IX
il giorno della proclamazione del dogma dell'Immacolata
È dura per un toscano celebrare la festa liturgica del beato Pio IX (7 febbraio), dopo che ha sentito tante volte lanciargli gli accidenti, memori del suo tradimento per aver ostacolato l’unità d’Italia…
Comunque ce l’ha fatta, ed è salito agli altari. Allora non gli manderemo più accidenti ma diremo "Benedetto Pio IX!". 
Gli Oblati sono contenti e lo benedicono, anche i toscani, perché è lui che ha esaltato il loro nome proclamando il dogma dell’Immacolata.

Sant’Eugenio conobbe e amò Pio IX, che lo ricevette cinque volte in udienza. Gli scrisse più di cinquanta lettere, ricevendone sedici in risposta, e lo nomina in quasi trecento lettere o brani del diario. In alcuni momenti le loro relazioni furono intense. In primo luogo al momento della rivoluzione romana del 1848 e dell’esilio del papa a Gaeta. Il governo francese invitò allora il papa a rifugiarsi in Francia. Eugenio così scrisse il 29 novembre in una Lettera Pastorale: “Con quale felicità, noi specialmente, lo vorremmo nella nostra dimora”. I vescovi francesi scrissero tutti al papa. La sua prima risposta fu indirizzata al vescovo di Marsiglia.
Nel 1851, in occasione del viaggio a Roma con padre Tempier per domandare l’approvazione dei cambiamenti alla regola, il Fondatore fu ricevuto tre volte in udienza. Fu allora che il papa lo decorò col pallium per lui e i suoi successori. A Roma, dal 27 ottobre al 31 dicembre 1854 per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, mons. de Mazenod fu alloggiato al Quirinale con alcuni altri vescovi. Fu ricevuto due volte in udienza (30 ottobre e 26 dicembre) e scrisse diverse lettere al papa, invitandolo a non preoccuparsi dei dubbi e dell’opposizione di alcuni prelati alla definizione del dogma.
Quando sant’Eugenio morì il papa scrisse, propria manu, in risposta alla lettera con la quale mons. Jeancard gli annunciava la morte del vescovo di Marsiglia: “Siamo profondamente afflitti per la morte di questo prelato che si è distinto per il raro amore per la religione, la pietà e lo zelo sacerdotale, ma che si onorava al massimo grado per la fedeltà, l’attaccamento e la rispettosa obbedienza per noi e questa cattedra di Pietro...”.

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