Quando
ho terminato di parlare, era tanta la gioia che è spuntata una fisarmonica e mi
hanno cantato una serenata… Più di 300 i sacerdoti e i diaconi, con otto
traduzioni, ai quali questa mattina ho raccontato le solite cose, sempre belle.
Ho iniziato
con la condivisione della mia esperienza con la Scuola Abbà che dura ormai da
più di 22 anni. In modo particolare ho letto quanto annotavo il 18 agosto 1998:
«Far
parte della Scuola Abbà per me ha significato entrare nel focolare di Chiara e,
contemporaneamente, entrare nella Sapienza; in una parola, entrare nell’Anima,
e con essa, nel Paradiso. (…) ho capito un po’ la luce del Paradiso proprio
nella misura in cui Chiara mi ha reso partecipe non solo dei suoi scritti, ma
della sua stessa vita. Infatti la Scuola Abbà, strutturalmente, non è un luogo
accademico, come lo si intende oggi, ma piuttosto un ambito di vita. Essa non
somiglia tanto alle nostre università, quanto alle scuole filosofiche dell’antichità,
o meglio alla scuola che Gesù ha tenuto con i suoi discepoli. La scuola di Gesù
non era fatta soltanto di insegnamenti orali, ma di convivenza con lui. Stando
insieme egli coglieva ogni occasione per “fare scuola” (…). Così è la Scuola
Abbà: una convivenza con Chiara dove tutto parla: le esperienze personali di
cui ci rende participi, gli aggiornamenti, l’unità sempre rinnovata, la
ricreazione, la preghiera, i rapporti tra di noi. Naturalmente lo studio
riveste un ruolo particolare, ma esso è integrato in un tutto vitale: il
focolare con Chiara che si colora di Sapienza».
Nessun commento:
Posta un commento