La mamma bacia il sacro cingolo della Madonna, nella cattedrale di Prato |
“Oggi
è domenica, il giorno del Signore”, le dicevo.
“Ogni
giorno è il giorno del Signore”, mi rispondeva, senza sapere che prima di lei,
nel secondo, terzo secolo, anche Tertulliano diceva la stessa cosa.
Era un
gioco che ci piaceva fare ogni domenica.
Mio
papà è partito per il cielo il 31 maggio, festa della Visitazione, una data
importante e significativa.
Lei
sarebbe potuta partire l’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, o il 14
febbraio, festa di san Valentino. Invece di una data importante e significativa,
ha scelto un giorno qualunque, il 13 febbraio, convinta che sarebbe stato comunque un giorno
importante e significativo: “il giorno del Signore”.
Questa
sua scelta di data mi fa pensare alla santità feriale (e pur tuttavia festiva!
Ogni giorno è il giorno del Signore…), di cui era esperta.
Papa
Francesco, nella sua lettera Gaudete et
exultate, ci aiuta a prendere coscienza, riprendendo le parole della
Lettera agli Ebrei, che siamo circondati da una moltitudine di testimoni, di
santi. Tra di loro, egli spiega, «può esserci la nostra stessa madre, una nonna
o altre persone vicine. Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però,
anche in mezzo a imperfezioni e cadute, hanno continuato ad andare avanti e
sono piaciute al Signore» (n. 3).
Mi
hanno raccontato, questi giorni, che in Algeria c’erano molte persone che non
erano convinte della santità dei martiri beatificati recentemente e si
opponevano alla loro beatificazione: “Noi li abbiamo conosciuti, erano persone
normali, come noi, con tanti difetti…”.
La
santità si nasconde proprio nelle pieghe dell’ordinarietà della vita, difetti
compresi.
«Mi
piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente – continua papa Francesco –:
nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli… In questa costanza per
andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa
è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a
noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra
espressione, “la classe media della santità”».
Come
avrà fatto papa Francesco a fotografare proprio la santità di mia mamma Rosanna
senza averla mai conosciuta?
La
santità dei genitori “che crescono con tanto amore i loro figli”. Nell’ultimo
dei suoi numerosi ricoveri in ospedali, uno dei medici mi chiese se la mamma viveva
in una casa per anziani e, vista la sua situazione fisica così precaria, si meravigliò
quando gli risposi che la tenevano a casa. L’altro medico che era con lui gli
disse: «Si vede che lei da piccoli lei li ha trattati con amore e adesso loro
la ricambiano con altrettanto amore».
Crescere
una famiglia “con tanto amore”, come dice il Papa, è cammino di santità. Per la
festa dei suoi 90 anni la mamma aveva attorno a sé una famiglia di 31 persone,
che s’era cresciuta “con tanto amore”. “In questa costanza per andare avanti
giorno dopo giorno” il papa definisce la santità di mia mamma. Non la santità di
quelli “della porta accanto”, ma di lei dentro casa.
Una
santità da altare? No, una santità di “classe media”.
Una
santità senza difetti? No, una santità “anche in mezzo a imperfezioni e cadute”.
Una
santità frutto della fiducia nell’azione di Dio, nella convinzione che egli porta
a compimento la sua missione in noi, «anche in mezzo ai tuoi errori e ai tuoi
momenti negativi, purché tu non abbandoni la via dell’amore e rimanga sempre
aperto alla sua azione soprannaturale che purifica e illumina» (n. 24).
Papa
Francesco stava proprio parlando alla mia mamma e della mia mamma.
Bellissimo Fabio. È proprio così. Mimmo
RispondiEliminaMolto bello, grazie!!!
RispondiEliminaMolto bello, grazie!!!!
RispondiEliminaSalve
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Grazie padre Fabio per questo scritto pieno di luce ed amore
RispondiEliminaGrazie padre Fabio per questo scritto pieno di luce ed amore
RispondiEliminaBellissima testemonianza di vita vissuta nell'amore. Grazie, Iracema
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