La nuova rivista Ekklesia ha aperto il primo tavolo di dialogo
interrogandosi su “Come essere Chiesa oggi”.
L’incontro si è svolto questo pomeriggio nell’aula magna
dell’Alfonsianum.
Cinque relatori si sono interrogati sul cammino attuale della
Chiesa, sulle sfide, sui percorsi. Come capire, come vivere questo nostro
momento?
Un dialogo fecondo e provocatorio che suggerisce percorsi alla
rivista.
Mi sono sembrati particolarmente stimolanti gli interventi delle
due donne.
La prima, Marta Rodriguez, responsabile Sezione Donna del
Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.
“Ho letto la rivista dopo un viaggio che mi aveva messo a
contatto con tante situazioni difficili dove la pastorale della Chiesa mi
sembrava non riuscisse a dare risposte” ha iniziato. “La lettura della rivista
mi ha ridato speranza, mi è sembrata profetica”. Addirittura: “Mi ha fatto
pregare”.
Ha quindi espresso il suo augurio alla rivista, o meglio ha offerto un percorso alla rivista: Parlare non solo delle donne, non solo far parlare le donne, ma parlare con le donne degli stessi temi, pensare e parlare insieme, essere protagonisti insieme. La Chiesa è completa quando ci sono tutte le componenti in dialogo e comunione.
Ha quindi espresso il suo augurio alla rivista, o meglio ha offerto un percorso alla rivista: Parlare non solo delle donne, non solo far parlare le donne, ma parlare con le donne degli stessi temi, pensare e parlare insieme, essere protagonisti insieme. La Chiesa è completa quando ci sono tutte le componenti in dialogo e comunione.
La seconda donna a parlare è stata Maria Grazia Vergari,
Vicepresidente Azione Cattolica, Settore adulti. Da lei una richiesta a
pensare, pensare criticamente insieme. Pensare con stile sinodale, in un
ascolto consapevole. Ognuno ha da imparare dagli altri.
“Ma sappiamo ascoltare?” La sua proposta: creare luoghi di
dialogo, del discernimento comune. Leggere in profondità il proprio contesto,
il proprio ambiente. Esige un lavoro capillare, che domanda di essere
svolto con tutte le componenti ecclesiali. Creare alleanze tra gruppi,
associazioni. Non c’è niente che non ci appartiene. Accettare di essere in
qualcosa di incompiuto, in divenire.
Eccedere in accoglienza gratuita, imparare la “lingua”
dell’altro, raccordare mondi di significati diversi, convinti che in quei
linguaggi diversi parlo lo stesso Signore.
Il vescovo Selvadaggi ha tracciato un quadro di estremo realismo
sulla città e sulla Chiesa di Roma, che varrebbe la pena diffondere e
approfondire; lo farà certamente la rivista. Mi ha convinto soprattutto una
delle proposte finale: Far nascere e dare spazio alle piccole comunità creative.
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