Al Marianum di Roma oggi pomeriggio si è tenuta la presentazione del libro di Papa Francesco, E' mia Madre.
Ecco gli appunti di quanto ho detto:
Papa Francesco, in queste pagine, parla di
Maria in maniera estremamente concreta: luoghi, icone, oggetti, preghiere,
episodi, persone… Quando racconta traspare la gioia nel rivivere le esperienze
e nel condividerle. La sua lode a Maria avviene anche attraverso il racconto
dei fatti che la riguardano. La Vergine appare come una presenza familiare,
quotidiana, nella sua vita. Ne parla come di una persona di casa, molto vicina,
che ha imparato a conoscere grazie alla famosa nonna Rosa, così come alla suora
del catechismo, Maria Loreto, e al salesiano Enrique Pozzoli. Sono soltanto i
primi incontri cui ne seguiranno tanti altri che allargano gradatamente i suoi
orizzonti mariani. Maria entra nella sua vita in maniera naturale, per osmosi a
contatto di persone innamorate dalla Vergine.
La conoscenza e il rapporto con Maria
passa poi attraverso la scoperta delle varie “Marie” (p. Mello si
affretta subito a dire che si tratta sempre della stessa Maria: “Tanti
appellativi, una sola madre”!) che il giovane Bergoglio, poi gesuita, poi
vescovo, poi papa, incontra lungo i suoi itinerari: la salesiana Maria
Ausiliatrice, con il suo camerín nel
quartiere di Almagro a Buenos Aires, quella di Lukán, di Guadalupe, la Madonna che
scioglie i nodi, quella della Tenerezza, la Salus
populi romani … Ognuna rivela un aspetto del grande mistero di Maria,
ognuna ha un suo messaggio, un suo modo per insegnare come andare a Gesù, come
farsi amare.
Durante
l’intervista il Papa mostra le icone appese alle pareti del suo appartamento a
santa Maria: due della Madonna della Tenerezza, quella di Luján, quella di
Schoenstatt, quella di Santa Fe. Si è portato con sé alcune di quelle che ha
incontrato lungo la sua vita. Per non parlare del grande quadro della Madonna
dei noti che ha fatto appendere nella sala delle udienze negli appartamenti
Vaticani. Una devozione tangibile, quella del Papa, che vuole, vedere e
toccare, proprio come ama fare la sua gente.
Vi
sono poi, nel racconto di Francesco, esperienze
concrete vissute nei diversi santuari, da quello di Pompei a Buenos Aires,
a quello di Luján, ad Aparecida, nei quali egli si fermava giorni interi e per
ore e ore confessava, dialogava con le persone, operava conversioni
(naturalmente tutte rigorosamente attribuite alla Madonna). Bergoglio ha
scoperto i santuari come autentiche “case di Maria”, sempre aperte a tutti,
luoghi fondamentali per la nuova evangelizzazione, per la sacramentalizzazione,
per guardare e lasciarsi guardare dalla Madre. Nella sua diocesi si era
prefisso di “santuarizzare” le parrocchie, anzi la città stessa.
Ogni
volta che nell’intervista il Papa nomina per la prima volta una “madonna” o un
santuario, Padre Alexandre Awi Mello non si lascia sfuggire l’occasione per
raccontare, in maniera documentata e insieme con stile leggero, l’origine e la
storia di quella icona o di quel luogo, aprendo un racconto nel racconto. Su
alcuni quadri, come quello della Madonna dei nodi, si ferma per pagine e
pagine. Il libro-intervista si trasforma in una piccola enciclopedia mariana di
facile e piacevole lettura.
La “mariologia” del Papa, oltre che di
immagini e santuari, è fatta di preghiere: le tre Ave Maria, il rosario
recitato ogni giorno per intero con le quindici decine, l’Alma Redemtoris Mater, il Sub
tuum praesidium, il Cum prole pia…
Anche qui p. Mello coglie l’occasione per spiegare dove, quando, perché è nata
quella preghiera, i suoi significati più reconditi… È proprio vero, “lex
orandi, lex credendi”: si crede ciò che si prega e come si prega.
Il
libro fa poi passare davanti un’autentica collezione di oggetti: a cominciare
dalla medaglia della Madonna della Mercede, regalo della catechista, fino al
“purificatoio” delle Vergine di Guadalupe che il vescovo Bergoglio portava
nella tasca della camicia del clergyman e che ora, da papa, porta in un
sacchettino appeso al collo, nascosto sotto la talare. Ogni particolare fa
conoscere meglio, anche con tratti inediti, la persona di Papa Francesco.
In filigrana a tutto il libro soggiace la
valorizzazione della spiritualità popolare e della teologia del popolo, il rispetto e
l’apprezzamento per i poveri ricchi di fede, quel “sensus felium” che non
sbaglia nel credere. Il Papa si fa paladino di quella pietà popolare che anche
Benedetto XVI riconosceva come “tesoro prezioso della Chiesa Cattolica in
America Latina”. Un intero capitolo del libro, “Incontro con il popolo”, è
dedicato a “questo linguaggio del pathos
(sentimento) più che a quello del logos
(ragione)”, fino ad affermare che “l’incubatrice della mariologia è il cuore e
non il cervello. È questo il cammino nella storia della Chiesa e questo è il
percorso della devozione mariana, il sentiero transitato dai poveri dal cuore
semplice. La strada percorsa dal popolo, in cui l’esperienza precede il
discorso”.
Questo
non impedisce, nell’ultimo capito del libro, dopo aver raccolto i dati della
pietà popolare, di offrire piste per una teologica riflessa e quasi
sistematica, avvalorando soprattutto il titolo di Madre. In questa parte mi pare
sia racchiusa davvero la ricca teologia mariana del Papa.
Alcuni
temi sono meno presenti. Il termine “affidamento” a Maria, così caro a Giovanni
Paolo II, è assente. Quello di “consacrazione” appare soltanto tre volte e in
maniera abbastanza marginale, comunque non tematizzata. Assente il tema e la
stessa parola “rivivere” Maria o “essere un’altra Maria”, carichi di
significato per il sentire “popolare” contemporaneo. In maniera significativa
la parola “devozione” ha invece una alta ricorrenza, quasi 70 volte. Se Ireneo
di Lione e Isacco della Stella nella riflessione del Papa hanno un posto
centrale, non appaiono altri grande punti di riferimento della mariologia
moderna, come san Luigi Grignon de Montfort o san Massimiliano Kolbe. Se l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI è citata
come una delle maggiori fonti di ispirazione del magistero di Bergoglio, la sua
grande esortazione apostolica Marialis
cultus è ignorata, privando il discorso di alcuni grandi aspetti in essa
esposti da Paolo VI, quali Maria come “discepola” e la sua crescita nella fede.
In compenso il riferimento a padre Kentenich e al suo movimento di Schoenstatt,
del quale fa parte l’autore del libro, appare una quarantina di volte.
Chi è, in definiva Maria per papa
Francesco?
È l’ultima domanda che p. Mello gli rivolge. «Il papa respira profondamente,
pensa un po’ e non dubita nel dire, con una voce piena di tenerezza e di
affetto: “Lei è mia madre”. Fa una pausa e continua: “Forse è l’unica persona
con cui ho il coraggio di piangere”».
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