Gesù tiene per mano una giovane mamma Campus della Scuola di Teologia degli OMI in Taxas |
Avere
tatto significa trattare cose, situazioni, persone con delicatezza, discrezione, rispetto. Non a caso in
questa espressione di usa la parola “tatto”, un senso fondamentale per
stabilire un rapporto autentico.
Il vangelo della messa di questa mattina ci mostra Gesù che tocca gli occhi di un cieco.
Tocca
le orecchie del sordo, la lingua del muto, gli occhi del cieco. Tocca il lebbroso,
senza paura di contagio (Mc 1, 41)
Tocca
i bambini che vuole gli vengano attorno, imponendo loro le mani (Mt 19, 13-14).
Prende
per mano la suocera di Pietro e la figlia di Giairo. Verso quest’ultima sarebbe
bastato dire “Talita kum”, senza toccarla. Era morta e toccandola, secondo le
credenze del tempo, si sarebbe contaminato. Come non ha paura di contaminarsi toccando
di lebbrosi, non ha paura di contaminarsi con i morti: la prende per mano.
Tocca
i discepoli (Mt 17, 7). “Toccatemi!”, intima agli apostoli quando dopo la
risurrezione appare loro nel cenacolo (Lc 24, 39).
L’annuncio
della buona novella da parte di Giovanni è significativo: “le nostre mani lo
hanno toccato” (1 Gv 1, 1).
Infatti
Gesù non soltanto tocca, ma si lascia toccare:
Quanti
lo toccavano guarivano (Mt 14, 36), anzi gli si gettavano addosso per toccarlo
(Mc 3, 10).
“Chi
mi ha toccato?”, chiede quando la donna che perde sangue lo tocca (Mc 5, 31).
La
donna peccatrice gli tocca i piedi bagnandoli con le sue lacrime, glieli
profuma con l’unguento, gli asciuga con i suoi capelli (Lc 7, 36-50); Maria di
Magdala gli unge la testa con il nardo (Mc 14, 1-11); prima di metterlo nella
tomba le donne lo lavano e lo ungono…
Dopo
la risurrezione Maria di Magdala lo abbraccia (La traduzione latina dice: “Noli
me tangere”, non mi toccare; mentre il greco ha: “Non mi trattenere”, segno che
lo teneva ben stretto) (Gv 20, 17). Anche le altre donne “gli abbracciarono i
piedi” (Mt 28, 9).
«Il
fatto che da qualche anno, per effetto dello scandalo degli abusi, il tatto sia
diventato un tipo di contatto impraticabile per sacerdoti e religiosi nei
confronti di bambini e donne non costituisce solo una nuova forma di galateo e
una forma di prudenza elementare per evitare sospetti (anche infondati), ma una
vera mutilazione della vita di relazione, della comunicazione umana, dell’apostolato
nella comunità cristiana. In un momento storico in cui la Chiesa già versa in
una crisi grave nella sua capacità di trasmettere il messaggio evangelico,
cuore del messaggio cristiano, l’impossibilità di dare una carezza a un
bambino, di stringere le mani di una donna addolorata o agitata, costituisce un
vulnus grave. Negando la possibilità di utilizzare il tatto come forma di
comunicazione, diventa quasi impossibile comprendere la capacità del soggetto
coinvolto di affrontare la reciprocità del rapporto, l’intimità, l’identità
dell’altra persona. In sostanza, la realtà profonda di un rapporto umano. Non
si può certo negare che si tratta di una mutilazione meritata, ma è comunque
una mutilazione. (…) Ogni gesto è diventato sospetto perché il significato
semplice, buono, affettuoso, di tanti gesti è stato utilizzato non per
rassicurare e confermare un altro, ma per violare l’intimità di un bambino, di
una donna, cioè di un debole».
Come
ritrovare la libertà di dare una carezza, di prendere per mano, di mettere un
braccio sulla spalla come segni di affetto autentico? Certo... ci vuole tatto!
Per
fortuna ho ancora dei pronipoti piccoli che amano lasciarsi prendere in
braccio e mi mettono la manina in bocca per farsela mangiare…
Nessun commento:
Posta un commento