mercoledì 29 agosto 2018

Padre Rino Martignago, missionario



Insieme sulle Dolomiti nel 1969

Padre Rino Martignago è partito per il cielo.
Ci siamo incontrati la prima volta nel 1968, sessanta anni fa, a Vallada, sulle Dolomiti.
Abbiamo fatto il noviziato insieme, continuando poi gli studi di teologia. Fino a quando è partito per il Sud America.

Per 30 anni si è donato totalmente tra la gente dell’Uruguay, del Paraguay, della Bolivia, del Guatemala. Un missionario vero, buono, semplice, capace di condivisione, che ha sempre dato senza mai pretendere qualcosa per sé.
Nel 2005 fu colpito da un ictus che lo paralizzò, togliendogli la parola e la capacità di leggere, di scrivere, di comunicare. A 55 anni non ha più potuto svolgere le consuete attività del missionario, visitare la gente, consolare, parlare di Dio, donare speranza e parole di saggezza.
Rientrato in Italia, dopo mesi di terapia intensiva, raggiunse san Giorgio Canavese, la casa di cura per gli Oblati anziani o ammalati.
Erano gli anni della sua maturità. Dopo essere stato a lungo con la gente, dopo essere vissuto per anni nei noviziati del Sud America, aveva acquistato una invidiabile ricchezza interiore che gli avrebbe consentito di lavorare a lungo e in profondità per la crescita della Chiesa. E non poteva più fare niente.
Nelle mie poche visite a p. Rino, vedendolo immobile prima nella carrozzella e poi nel letto, era naturale pensare a Gesù in Croce, che non poteva insegnare, curare, compiere miracoli. Anche Gesù, come p. Rino, era immobile, impotente. Eppure proprio in quel momento, nell’inattività assoluta, compiva l’opera più grande, la redenzione. Così p. Rino. Così era diventato autentico missionario.


Un suo compagno di seminario così lo ricorda:

Rino, un bambino magrolino, generoso, simpatico, semplice, alquanto schivo! Proveniva da Maser (località famosa per la sua prestigiosa Villa, capolavoro dell'arch. A. Palladio), contrada Muliparte. Era venuto ad abitare a Riese Pio X nel 1957 coi genitori, i fratelli Linda, Antonio e Armando, e i due nonni.
Una famiglia di contadini numerosa e povera, ma ricca di valori che i suoi genitori Egidio e Bruna, vivevano nella fede cristiana, insieme a tanti sacrifici, e che cercavano di trasmettere ai loro figli con la costante collaborazione della nonna. Rino aveva frequentato, la quarta elementare ad Altivole, perchè più vicina, ma in quinta ci siamo trovati insieme a scuola ai Riese, sotto la valida guida del maestro Ferdinando Carraio.
Ho fatto da subito amicizia con Rino, perché, a cavalcioni delle nostre sgangherate biciclette, dovevamo percorrere assieme un buon tratto di strada, che allora era un viottolo di campagna, delimitato da ruscelli con numerosi alberi, sotto i quali ci siamo spesso fermati, senza preoccupazione di orario, a condividere problemi e sogni circa il futuro.
Allora, infatti, per la stragrande maggioranza dei ragazzi, la quinta elementare era l'ultimo anno di scuola. Poi si doveva pensare al lavoro, e se pur molto giovani, a cosa fare della propria vita. Rino, me l'aveva ripetuto spesso, che voleva fare il muratore. Lo diceva con cipiglio di ragazzo responsabile e concreto da cui traspariva una certa qual sicurezza di decisione. Io, entusiasmato dal catechista e dall'esempio di qualche compagno, avevo espresso la mia intenzione di entrare in seminario.
Rino, un paio di giorni dopo la confidenza del mio segreto, mi disse di averci ripensato e di voler entrare anche lui in seminario per diventare prete. Occorreva far presto. Eravamo a giugno, e dovevamo prepararci agli esami di "ammissione" per settembre (come si usava allora), per poi cominciare il ginnasio. Infatti gli anni che seguirono ci videro sempre assidui compagni di studio e di formazione (per me tuttavia il Signore ha disposto diversamente e ora, dentro una vita di famiglia, sono disponibile a prestare diversi servizi alla mia parrocchia).
Rino, dopo la quinta ginnasio nel seminario a Treviso, sentì l'impegnativo invito a diventare missionario e, nella sua generosa disponibilità, entrò nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI). Le sue tappe formative furono: un primo breve soggiorno estivo ad Andrich di Vallada Agordina (BL), poi la comunità del Centro Giovanile di Marino (Roma), il Noviziato a Frascati e I'Università del Laterano a Roma.
Padre Rino, quando c'incontravamo nelle pause di studio o di impegno missionario, mi ripeteva una frase che era il suo programma di vita: "Io ho dato tutto al Signore e qualunque cosa accada, sono sereno, ci pensa lui". Ordinato Sacerdote nella chiesa arcipretale di Riese Pio X, santuario di San Pio X, il 17 maggio 1975, fin da subito fu solerte e instancabile sacerdote missionario, la cui storia si può così riassumere: 18 anni in Uruguay, 5 anni in Paraguay e 5 in Guatemala e il resto di "missionario... in croce".


Con la sorella Linda

Con Mons. Alessandro Staccioli
Nel 2015, in occasione dei suoi 40 anni di sacerdozio (siamo stati ordinati lo stesso anno), un gruppo di amici e parenti andò a visitarlo a san Giorgio Canavese. Nel discorso di ringraziamento, l’instancabile Lidia, la sorella di p. Rino che gli è stata accanto tutti questi anni con un amore di madre, tra le altre cose gli diceva:

Grazie, Padre Rino! E grazie ancor di più, per aver aperto il tuo cuore - ora sono più di 12 anni - all’inattesa, imprevedibile, ulteriore visita di Nostro Signore, che ti invitava a “riposarti”, dopo tanto camminare, in una nuova “terra”, in un nuovo “pianeta”: il pianeta della sofferenza.
Una chiamata nella chiamata. E tu l’hai accolta, dapprima con smarrimento (il prezzo era troppo alto) poi con un SÌ pieno, mettendo la tua povertà nelle Sue mani, nella consapevolezza che la tua missione sarebbe continuata, in un modo diverso, certamente, forse più sofferto, ma più profondo, più puro, trasformandoti in un pastore più vicino al cuore della gente, al nostro cuore.
Un pastore capace di condividere e di compatire il nostro dolore, la nostra fatica, portandoli nel cuore e trasformandoli in preghiera…
E un nuovo orizzonte di luce si è aperto, in un mondo malato di tristezza e di angoscia. Grazie, grazie, Padre Rino!
Un grazie gioioso e riconoscente che affidiamo a Maria, la vergine del Magnificat. I tuoi familiari, parenti e amici tutti, le parrocchie di Maser e di Riese Pio X.


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