Insieme sulle Dolomiti nel 1969 |
Padre
Rino Martignago è partito per il cielo.
Ci
siamo incontrati la prima volta nel 1968, sessanta anni fa, a Vallada, sulle
Dolomiti.
Abbiamo
fatto il noviziato insieme, continuando poi gli studi di teologia. Fino a
quando è partito per il Sud America.
Per
30 anni si è donato totalmente tra la gente dell’Uruguay, del Paraguay, della
Bolivia, del Guatemala. Un missionario vero, buono, semplice, capace di
condivisione, che ha sempre dato senza mai pretendere qualcosa per sé.
Nel 2005
fu colpito da un ictus che lo paralizzò, togliendogli la parola e la capacità
di leggere, di scrivere, di comunicare. A 55 anni non ha più potuto svolgere le
consuete attività del missionario, visitare la gente, consolare, parlare di
Dio, donare speranza e parole di saggezza.
Rientrato
in Italia, dopo mesi di terapia intensiva, raggiunse san Giorgio Canavese, la
casa di cura per gli Oblati anziani o ammalati.
Erano
gli anni della sua maturità. Dopo essere stato a lungo con la gente, dopo
essere vissuto per anni nei noviziati del Sud America, aveva acquistato una
invidiabile ricchezza interiore che gli avrebbe consentito di lavorare a lungo
e in profondità per la crescita della Chiesa. E non poteva più fare niente.
Nelle
mie poche visite a p. Rino, vedendolo immobile prima nella carrozzella e poi
nel letto, era naturale pensare a Gesù in Croce, che non poteva insegnare,
curare, compiere miracoli. Anche Gesù, come p. Rino, era immobile, impotente. Eppure
proprio in quel momento, nell’inattività assoluta, compiva l’opera più grande,
la redenzione. Così p. Rino. Così era diventato autentico missionario.
Un
suo compagno di seminario così lo ricorda:
Rino, un bambino magrolino, generoso, simpatico, semplice,
alquanto schivo! Proveniva da Maser (località famosa per la sua prestigiosa
Villa, capolavoro dell'arch. A. Palladio), contrada Muliparte. Era venuto ad
abitare a Riese Pio X nel 1957 coi genitori, i fratelli Linda, Antonio e
Armando, e i due nonni.
Una famiglia di contadini numerosa e povera, ma ricca di valori
che i suoi genitori Egidio e Bruna, vivevano nella fede cristiana, insieme a
tanti sacrifici, e che cercavano di trasmettere ai loro figli con la costante
collaborazione della nonna. Rino aveva frequentato, la quarta elementare ad
Altivole, perchè più vicina, ma in quinta ci siamo trovati insieme a scuola ai
Riese, sotto la valida guida del maestro Ferdinando Carraio.
Ho fatto da subito amicizia con Rino, perché, a cavalcioni delle
nostre sgangherate biciclette, dovevamo percorrere assieme un buon tratto di
strada, che allora era un viottolo di campagna, delimitato da ruscelli con
numerosi alberi, sotto i quali ci siamo spesso fermati, senza preoccupazione di
orario, a condividere problemi e sogni circa il futuro.
Allora, infatti, per la stragrande maggioranza dei ragazzi, la
quinta elementare era l'ultimo anno di scuola. Poi si doveva pensare al lavoro,
e se pur molto giovani, a cosa fare della propria vita. Rino, me l'aveva
ripetuto spesso, che voleva fare il muratore. Lo diceva con cipiglio di ragazzo
responsabile e concreto da cui traspariva una certa qual sicurezza di
decisione. Io, entusiasmato dal catechista e dall'esempio di qualche compagno,
avevo espresso la mia intenzione di entrare in seminario.
Rino, un paio di giorni dopo la confidenza del mio segreto, mi
disse di averci ripensato e di voler entrare anche lui in seminario per
diventare prete. Occorreva far presto. Eravamo a giugno, e dovevamo prepararci
agli esami di "ammissione" per settembre (come si usava allora), per
poi cominciare il ginnasio. Infatti gli anni che seguirono ci videro sempre
assidui compagni di studio e di formazione (per me tuttavia il Signore ha
disposto diversamente e ora, dentro una vita di famiglia, sono disponibile a
prestare diversi servizi alla mia parrocchia).
Rino, dopo la quinta ginnasio nel seminario a Treviso, sentì
l'impegnativo invito a diventare missionario e, nella sua generosa
disponibilità, entrò nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria
Immacolata (OMI). Le sue tappe formative furono: un primo breve soggiorno
estivo ad Andrich di Vallada Agordina (BL), poi la comunità del Centro
Giovanile di Marino (Roma), il Noviziato a Frascati e I'Università del Laterano
a Roma.
Padre
Rino, quando c'incontravamo nelle pause di studio o di impegno missionario, mi
ripeteva una frase che era il suo programma di vita: "Io ho dato
tutto al Signore e qualunque cosa accada, sono sereno, ci pensa lui". Ordinato Sacerdote nella chiesa arcipretale di
Riese Pio X, santuario di San Pio X, il 17 maggio 1975, fin da subito fu
solerte e instancabile sacerdote missionario, la cui storia si può così
riassumere: 18 anni in Uruguay, 5 anni in Paraguay e 5 in Guatemala e il resto
di "missionario... in croce".
Con la sorella Linda |
Con Mons. Alessandro Staccioli |
Nel 2015, in occasione dei
suoi 40 anni di sacerdozio (siamo stati ordinati lo stesso anno), un gruppo di
amici e parenti andò a visitarlo a san Giorgio Canavese. Nel discorso di
ringraziamento, l’instancabile Lidia, la
sorella di p. Rino che gli è stata accanto tutti questi anni con un amore
di madre, tra le altre cose gli diceva:
Grazie, Padre Rino! E
grazie ancor di più, per aver aperto il tuo cuore - ora sono più di 12 anni -
all’inattesa, imprevedibile, ulteriore visita di Nostro Signore, che ti
invitava a “riposarti”, dopo tanto camminare, in una nuova “terra”, in un nuovo
“pianeta”: il pianeta della sofferenza.
Una chiamata nella
chiamata. E tu l’hai accolta, dapprima con smarrimento (il prezzo era troppo
alto) poi con un SÌ pieno, mettendo la tua povertà nelle Sue mani, nella
consapevolezza che la tua missione sarebbe continuata, in un modo diverso,
certamente, forse più sofferto, ma più profondo, più puro, trasformandoti in un
pastore più vicino al cuore della gente, al nostro cuore.
Un pastore capace di
condividere e di compatire il nostro dolore, la nostra fatica, portandoli nel
cuore e trasformandoli in preghiera…
E un nuovo orizzonte
di luce si è aperto, in un mondo malato di tristezza e di angoscia. Grazie,
grazie, Padre Rino!
Un grazie gioioso e
riconoscente che affidiamo a Maria, la vergine del Magnificat. I tuoi
familiari, parenti e amici tutti, le parrocchie di Maser e di Riese Pio X.
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