L'ultima finestra a destra è quella della cella di sr. Nazarena |
Il roseto e il Circo Massimo dalla finestra di sr. Nazarena |
Dalla finestra di sr. Nazarena lo sguardo spazia sugli
antichi ruderi del palazzo imperiale, la basilica di san Gregorio al Celio e
quella di sant’Anastasia ai piedi del Palatino. In primo pieno il roseto di
Roma e più sotto il Circo Massimo. Prima di scendere in mezzo ai giovani che
attendono l’incontro con Papa Francesco, li abbraccio dall’alto, radunati nel
Circo, con lo sguardo di sr. Nazarena che da quella finestra poteva contemplare
tanta bellezza.
Tutto il mondo era in quella finestra e solo in
quella.
Quanto originale la storia di sr. Nazarena, l’ultima reclusa. Morta nel
1990 ha vissuto segregata nella cella per 45 anni, in completa solitudine.
Nata negli Stati Uniti, nel Connecticut, nel 1907,
Julia Crotta ha avuto una vita da romanzo: studia musica, suona, compone, fino
a diventare un’eccellente musicista; gioca nella squadra di pallacanestro
favorita anche dall’altezza notevole; si laura in letteratura, scrive racconti…
Custodisce un segreto, nella notte del venerdì santo del 1934, sente una “voce”
che la chiama per nome: “Giulia!”, poi ancora “Giulia!”, fino a quando le
appare Gesù che le dice: “Vieni con Me nel deserto. Sono troppo solo – vieni con
Me! Non ti lascerò mai!”. Prova a confidarsi con qualche sacerdote ma nessuno
le crede, la prendono per una esaltata.
L'abito di sr. Nazarena |
La cella di sr. Nazarena |
Comincia un cammino che, attraverso mille esperienze, nel
1937 la porta finalmente a Roma. Ma anche a Roma il suo cammino è irto di
difficoltà, tra la mendicità e un impiego prestigioso presso l’Agenzia
finanziaria alleata (gli Americani sono da poco entrati in Roma). Infine l’udienza
con Pio XII al quale presenta il progetto di vita che vuole abbracciare. “Non
le pare un po’ rigido?”, osserva il Papa (intanto Julia, rendendosi conto che è
più alta del papa si è subito gettata in ginocchio!). “Non lo è tanto quanto io
l’avrei voluto!” esclama Giulia, Allora i Santo Padre, con un sorriso: “Se lo
vuole così, lo prenda pure così”.
Giulia entra nel monastero delle Camaldolesi all’Aventino,
l’unica istituzione che le consente si chiudersi nella reclusione di una cella per
tutta la vita, e prende il nome di Nazarena.
Visito la sua cella, con una cassapanca per letto,
senza un tavolo, senza una sedia: solo uno sgabello. La sedia di vimini che
adesso è lì, le fu portata soltanto poco prima che morisse. L’abito, ancora
appeso nell’armadio, è di sacco. In un cassetto gli strumenti di penitenza. Una
finestrina si apre sulla chiesa e una porticina dà su un terrazzino stretto
stretto. Lavoro, fino a dodici ore al giorno, di intreccio delle palme, a pane
e acqua… Una vita impossibile. È l’ultima reclusa.
45 anni! Ho letto la sua biografia, con le lettere che
scriveva al confessore, alla badessa… Vita esteriore ridotta a zero, vita
interiore tutta un mistero d’amore di Dio e di vita per la Chiesa, l’umanità: “Più
mi ritiro in Dio, nel silenzio più profondo in Lui e con Lui, più mi sento…
vicina a tutti; più trovo tutti; più desidero di fare i miei piccoli sforzi per
aiutare tutti secondo la mia vocazione, senza che si veda qualsiasi frutto…
Anche se quel dare tutto non è che un centesimo,,, Dio lo ricambia col suo
tutto”.
Una vita impossibile, inimitabile. Eppure una risposta
a una chiamata: “Vieni con Me nel deserto”. Una vita resa possibile per un dono
carismatico: “Lo Spirito Santo è il Superiore della reclusione, e la Madonna ne
è la Madre Superiora e Maestra… essere ben docile ed obbediente a Essi”.
La porta esterna della cella |
Nel Circo Massimo Papa Francesco, rivolgendosi a
70.000 giovani, sta dicendo loro: «Non stiamo alla larga dai luoghi di sofferenza, di sconfitta,
di morte». Sr. Nazarena nella sua cella sembra aver fugato tutto, a cominciare
dalla famiglia, che non ha più rivisto da quanto partì dagli Stati Uniti nel
1937. Eppure di immola per redimere i luoghi di sofferenza, di sconfitta, di morte.
Nel Circo Massimo Papa Francesco spiega ai giovani: «Sì,
il segreto è tutto lì, nell’essere e nel sapere di essere “amato”, “amata” da Lui,
Gesù, il Signore, ci ama! E ognuno di noi, tornando a casa, metta questo nel cuore
e nella mente: Gesù, il Signore, mi ama. Sono amato. Sono amata. Sentire la tenerezza
di Gesù che mi ama».
Nella sua cella sr. Nazarena ha sperimentato questo
amore.
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