Quando Niccolò Acciaiuoli, banchiere di Firenze e ambasciatore
presso il Regno di Napoli (siamo nella prima metà del 1300), decise di
costruire la Certosa di Firenze, vi eresse anche il suo palazzo, sognando che,
accanto alla preghiera dei monaci, di fosse anche un centro di studi e di
ideali umanistici e culturali.
La vita movimentata non gli consentì di godersi il
palazzo e il suo segno culturale non si realizzò mai, anche perché cozzava con
la vita eremitica dei Certosini. Quando passo in quella direzione lo fecero i
Camaldolesi quando nel 1959 subentrarono ai Certosini, ma la loro parabola si
concluse presto.
Ora forse, dalla bellissima tomba edificatagli da Andrea
Orcagna nella cripta della Certosa, Niccolò Acciaiuoli si sta rincuorando:
forse il suo sogno comincia davvero a realizzarsi. Il grande complesso storico
è stato infatti affidato da poco alla giovane Comunità di San Leolino, nata
proprio per evangelizzare la cultura con la cultura. E la trasformazione della
Certosa in tale direzione già si nota.
Trovo il fondatore della nuova comunità, Carmela Mezzasalma,
con grembiule mentre, nel chiostro prepara i fiori per la chiesa. Mi pare l’icona
di questo nuovo inizio per la Certosa: un servizio umile e concreto alla
bellezza.
È la prima volta che visito questo tesoro d’arte
forgiato nei secoli, ricco di inimmaginabili opere d’arte. Tutto è arioso,
armonioso, a misura.
Sembra di respirare ancora il silenzio contemplativo
degli antichi monaci per i quali “Dedicarsi a Dio non è fuggire dalla vita o
dalla realtà. È amare la vita, ma con lo sguardo di Dio”.
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