«Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che
io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv
6, 41-51).
Sei uomo o sei Dio? Com’è
possibile accogliere la tua pretesa di venire dal cielo, quando è evidente che
vieni dalla terra? Tutti conoscevano tuo padre e tua madre, sapevano che venivi
dalla terra: il grembo di Maria e la Galilea.
Mormoravano. Proprio come i
loro padri nel deserto che avevano sempre da obiettare sull’operato di Dio.
Dio avrebbe fatto meglio a seguire il loro consiglio, ne sapevano più di lui.
Com’è difficile accettare di
aprire il cuore, la piccola mente, ed entrare nel mistero che ci sorpassa
infinitamente; lasciarsi guidare per le tue vie, così diverse e fantasiose
rispetto a quelle anguste, ripetitive e monotone che siamo abituati a
percorrere. Com’è difficile accogliere le tue parole così come sono, e viverle
e lasciarsi trasformare da esse.
Anche a noi sembra di sapere
tutto di te. Siamo cristiani da tante generazioni e forse non ci poniamo
neppure più la domanda su chi tu sia. Siamo talmente assuefatti a vedere le tue
immagini, il crocifisso appeso alle pareti di casa o nelle chiese, che quasi ne
siamo indifferenti.
È per questo che lo affermi
con forza, e lo dici di nuovo, e poi un’altra volta ancora, con insistenza:
«Sono disceso dal cielo, sono disceso dal cielo, questo è il pane disceso dal
cielo…»? Sei Dio, veramente. E perché Dio, sei la vita, la vita vera, la pienezza
della vita e puoi donarci resurrezione e vita.
Ma sei anche pane, che si
può mangiare. Hai un corpo, che ti ha dato tua madre; una carne, che ti porterà
alla morte. Sei uomo, veramente. Altrimenti come potremmo vedere Dio, incontrarlo,
lasciarci coinvolgere da lui, fino a diventare lui? È attraverso il tuo pane
donato, il sangue versato, la carne immolata che la vita di Dio passa in noi,
che tu, Dio, ti doni a noi. Nelle tue parole umane, che ci dai da vivere, è
tutto il Verbo divino. Nella tua carne umana, che ci dai da mangiare, è tutta
la tua vita divina. «Pane disceso dal cielo». Pane: tutto uomo. Disceso dal
cielo: tutto Dio.
Se io credo in te e ti
seguo, aderisco a te, mangio te pane, fino a essere il tuo stesso corpo, cosa
sarà di me? Non sarà vero, anche in me, il tuo mistero? «Sei uomo o sei Dio?»,
ti chiedevano allora. Potresti rivolgere a noi la stessa domanda: «Siete
uomini o dei?». Noi veniamo dalla terra, siamo umani, e tu ci porti al cielo.
Siamo uomini e donne, e tu ci fai dio. Non diviene la nostra, la tua stessa
vita, la stessa vita del pane di vita? Se è vero che tu, Dio, ti sei fatto
uomo, è altrettanto vero che fai dell’uomo dio: umano e divino fanno unità, in
noi come in te.
Ricominceremo a mormorare
perché ci sembra impossibile? O non dovremmo piuttosto credere, ancora una
volta, a quanto ci dici? Al di là della nostra piccolezza e della nostra
fragilità, dobbiamo credere nel dono del Padre che ci apre alla tua parola,
nella sua grazia che attira a te, nel tuo pane che ci fa altrettanti te.
Se ho la tua vita, non mi
rimane che vivere come te, per te, di te.
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