sabato 11 agosto 2018

Ci fai come te


«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 41-51).

Sei uomo o sei Dio? Com’è possibile accogliere la tua pretesa di venire dal cielo, quando è evidente che vieni dalla terra? Tutti conoscevano tuo padre e tua madre, sapevano che venivi dalla terra: il grembo di Maria e la Galilea.
Mormoravano. Proprio come i loro padri nel deserto che ave­vano sempre da obiettare sull’operato di Dio. Dio avrebbe fatto meglio a seguire il loro consiglio, ne sapevano più di lui.

Com’è difficile accettare di aprire il cuore, la piccola mente, ed entrare nel mistero che ci sorpassa infinitamente; lasciarsi guidare per le tue vie, così diverse e fantasiose rispetto a quelle anguste, ripetitive e monotone che siamo abituati a percorrere. Com’è difficile accogliere le tue parole così come sono, e viverle e lasciarsi trasformare da esse.
Anche a noi sembra di sapere tutto di te. Siamo cristiani da tan­te generazioni e forse non ci poniamo neppure più la domanda su chi tu sia. Siamo talmente assuefatti a vedere le tue immagini, il crocifisso appeso alle pareti di casa o nelle chiese, che quasi ne siamo indifferenti.

È per questo che lo affermi con forza, e lo dici di nuovo, e poi un’altra volta ancora, con insistenza: «Sono disceso dal cielo, sono disceso dal cielo, questo è il pane disceso dal cielo…»? Sei Dio, veramente. E perché Dio, sei la vita, la vita vera, la pienez­za della vita e puoi donarci resurrezione e vita.
Ma sei anche pane, che si può mangiare. Hai un corpo, che ti ha dato tua madre; una carne, che ti porterà alla morte. Sei uomo, veramente. Altrimenti come potremmo vedere Dio, incontrar­lo, lasciarci coinvolgere da lui, fino a diventare lui? È attraverso il tuo pane donato, il sangue versato, la carne immolata che la vita di Dio passa in noi, che tu, Dio, ti doni a noi. Nelle tue pa­role umane, che ci dai da vivere, è tutto il Verbo divino. Nella tua carne umana, che ci dai da mangiare, è tutta la tua vita di­vina. «Pane disceso dal cielo». Pane: tutto uomo. Disceso dal cielo: tutto Dio.

Se io credo in te e ti seguo, aderisco a te, mangio te pane, fino a essere il tuo stesso corpo, cosa sarà di me? Non sarà vero, anche in me, il tuo mistero? «Sei uomo o sei Dio?», ti chiede­vano allora. Potresti rivolgere a noi la stessa domanda: «Siete uomini o dei?». Noi veniamo dalla terra, siamo umani, e tu ci porti al cielo. Siamo uomini e donne, e tu ci fai dio. Non divie­ne la nostra, la tua stessa vita, la stessa vita del pane di vita? Se è vero che tu, Dio, ti sei fatto uomo, è altrettanto vero che fai dell’uomo dio: umano e divino fanno unità, in noi come in te.
Ricominceremo a mormorare perché ci sembra impossibile? O non dovremmo piuttosto credere, ancora una volta, a quanto ci dici? Al di là della nostra piccolezza e della nostra fragilità, dob­biamo credere nel dono del Padre che ci apre alla tua parola, nella sua grazia che attira a te, nel tuo pane che ci fa altrettanti te.
Se ho la tua vita, non mi rimane che vivere come te, per te, di te.


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