Trovandomi in un monastero camaldolese ne approfitto
per leggere e rileggere alcuni testi della sua tradizione, a cominciare da un famoso
scritto di san Pier Damiani, Dominus vobiscum. È una lettera indirizzata all’amico Leone, scritta tra il 1048 e
il 1055, in risposta a una richiesta di alcuni eremiti:
«Alcuni fratelli che praticano la vita eremitica mi
chiedono frequentemente se quando stanno soli nella cella possono dire “Il
Signore sia con voi”… e se devono rispondere a se stessi, secondo la prassi
ecclesiastica, dato che sono soli».
La risposta, affermativa, mostra la realtà più profonda del
monachesimo: la solitudine del monaco è sempre colma di pienezza; il monaco non
è mai solo, ma ha in sé tutta la Chiesa e vive per tutta la Chiesa.
Bastano questi due passaggi:
«La Chiesa di Cristo è unita da un così stretto
vincolo di carità, che è una nella pluralità dei suoi membri e, nel mistero,
tutta intera in ciascuno di essi. Per questo la Chiesa universale giustamente è
rappresentata come l’unica Sposa di Cristo e ogni anima è, per il mistero del
sacramento, la Chiesa nella sua pienezza».
«La Chiesa santa, diversificata nella molteplicità
delle persone, è tuttora forgiata in unità dal fuoco dello Spirito Santo. Il
sacramento della sua profonda unità non può in nessun modo essere intaccato
nella sua integrità, anche se, nella separazione fisica, le sue parti possono
sembrare divise. Infatti “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per
mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato” (Rom 5,5). È questo Spirito
Santo, uno e molteplice, uno nella maestà dell’essenza, molteplice per la
varietà dei carismi, a rendere la santa Chiesa, ricolma dei suoi doni, una nel
tutto e tutta in ogni sua parte».
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