Disse allora Gesù ai Dodici:
«Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi
andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu
sei il Santo di Dio» (Gv 6, 60-69)
C’è un velo di tristezza in
quella tua domanda: «Volete andarvene anche voi?». La tua missione è giunta a
un momento critico. Inizia il rifiuto e l’abbandono da parte della folla e
s’apre dritta la via per la condanna a morte. Che gli altri non ti capiscano e
si ribellino contro il tuo insegnamento e contro di te è comprensibile. Ma se a
voltarti le spalle fossero proprio quelli che sono con te, i tuoi amici, quel
gruppo di intimi che, proprio a questo punto, per la prima volta, il Vangelo di
Giovanni chiama i “Dodici”?
Le tue parole, ora come
allora, possono sembrare troppo esigenti, addirittura offensive, “dure”.
Avresti almeno potuto spiegarti, addolcire, usare un linguaggio “politicamente
corretto”, per adeguarlo alle esigenze dell’uditorio. Invece rinunci ad annacquare
il vino schietto e forte del tuo parlare, pur sapendo che può dare alla testa e
stordire. Sei esigente, non ritratti, non cerchi compromessi e non oscilli tra
i “sì, ma…”.
Fin quando sei tu che doni,
le folle ti vengono dietro. Le hai appena sfamate e subito ti avrebbero voluto
proclamare re. Ma quando parli di un altro pane e chiedi che siano loro a
donare se stessi a te – perché questa è la fede che domandi – allora “tornano
indietro”, non ti seguono più, “non credono”. Se ne vanno perché sanno che
seguirti implica cambiare i comportamenti. Preferiscono il pane che si addenta
al pane di vita, i beni della terra a quelli del cielo. Non comprendiamo che
“la carne non giova a nulla”. Rimangono chiusi all’azione dello Spirito e del
Padre che attira a te.
Tante volte anche noi siamo tentati di abbandonarti per andare
dietro ai nostri desideri, facciamo tacere la voce dello Spirito
che ci suggerisce di seguirti anche quando la tua proposta è difficile da
accogliere. Per questo, nel tuo amore preventivo, ci rivolgi la domanda
provocante: «Volete andarvene anche voi?». È un interrogativo salutare che ci
obbliga a fermarci, a guardarti negli occhi, senza sfuggire il tuo sguardo, a
dichiararci apertamente. Cosa voglio farne veramente di questa mia esistenza?
Voglio seguire i richiami a una vita comoda ma vuota? Dare sfogo ai sentimenti
di risentimento e di vendetta che lasciano l’amare dell’odio? Assecondare i
sogni di grandezza e di prestigio che svaniscono presto? La risposta di Pietro
è quella che avrebbe voluto darti ognuno dei Dodici e che vogliamo dare anche
noi: «Da chi andremo se non da te?».
Non siamo migliori degli
altri ma, grazie al Padre che ci attira a te, abbiamo avuto modo di ascoltarti,
giorno dopo giorno, domenica dopo domenica. Ci hai mostrato in mille modi la
tua vicinanza, ci hai nutrito del tuo pane, sei entrato in noi diventando carne
della nostra carne, vita della nostra vita. Sappiamo chi sei, anche se a volte
la nostra fede è confusa, offuscata dal peccato. Soltanto tu puoi dirci la
verità, senza mai ingannarci, solo tu il sostegno, la luce, la forza, anche nei
momenti più bui. Da chi altri potremmo andare?
La risposta di Pietro, che
qui ha il suo inizio, trova la sua conclusione dopo la risurrezione, sempre in
Galilea, sul bordo del lago: «Tu lo sai, tu sai tutto, tu lo sai che ti amo».
Pietro ha sperimentato la bellezza e la vita racchiusa nelle tue parole, ha
compreso che erano parole di cielo, che potevano essere pronunciate soltanto da
colui che era disceso dal cielo. Aveva capito che, benché dure, erano
l’espressione dell’amore del Santo di Dio per lui; l’hanno trasformato al punto
da poter diventare lui stesso risposta d’amore.
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