Pia Compagnoni, una celeberrima "guida" di Terra Santa ha scritto: "Penso che il pellegrinaggio in Terra Santa lo si vive piuttosto dopo che si è fatto, quando si è tornati a casa e si ripercorrono le tappe del grande itinerario con la mente e il cuore e con i Libri Sacri in mano. Allora si avverte veramente in quei luoghi sacri la presenza di Dio che chiama ognuno di noi, come ha chiamato Abramo". Chi è stato in Terra Santa sa quanto sono vere queste parole.
Lasciamo dunque a Sabrina di Paolo la continuazione del suo viaggio in Terra Santa:
Arriviamo a Betlemme, luogo di grandi avvenimenti e di grandi contraddizioni, un muro che la separa
dalla vicina Gerusalemme, un confine di cemento
che vuole dividere
un popolo che ha uguali
origini; qui incontro degli italiani, volontari
che ci parlano di questo sparuto 2% di cristiani
che vive tra Israele
e Palestina, e che da qui non se ne vuole assolutamente andare, deciso a difendere una presenza seppur esigua, convinto
della necessità di restare per mantenere viva la cristianità proprio
qua dove la Cristianità è nata. Ascolto
queste parole e mi rendo conto
che non sono provate dalla fatica, dai sacrifici, ma illuminate dalla speranza,
una speranza riaccesa anche dalla visita
del Papa, ma che in fondo al cuore di chi crede nella pace non si è mai spenta.
E finalmente Gerusalemme: il luogo della storia, delle
religioni: costruita, distrutta
e ricostruita così tante volte,
“litigata” tra tanti popoli, bianca e maestosa
nella sua pietra, nelle sue mura, nelle
sue rovine.
Lascia senza parole
la vista dall'alto
di quel muro e quella spianata
dove, senza dialogare, ebrei e musulmani si contendono un luogo di preghiera
e tutti, con usi e costumi più o meno discutibili, pregano
il loro Dio.
Girovago dentro e fuori le mura, percorro la Via Dolorosa e mi sforzo di visualizzare Lui, il peso della sua croce,
il dolore del suo cuore, mi faccio strada tra i mille negozi del Suk che costeggiano quella che fu la via Crucis e cerco disperatamente il silenzio,
cerco Lui, il suo dolore,
la sua umanità e al tempo stesso la sua divinità.
Trovo tutto questo davanti al Calvario: lì l'emozione ha il sopravvento, l'accento slavo e la voce di una guida e il chiacchiericcio del suo folto gruppo davanti a me si dissolvono, la fila di fedeli che preme per inginocchiarsi e baciare quella pietra scompare davanti ai miei occhi che si velano di lacrime, un pianto sommesso, silenzioso
ma incontenibile: Signore,
qui ti sei dato per noi, qui hai sofferto con il tuo essere uomo senza risparmiarti: qui Signore ti offro il mio dolore, la mia pochezza, qui ti affido le mie debolezze di essere umano, proprio dove tu hai pagato il prezzo più caro per esserti calato nelle
nostre umane vesti.
Gerusalemme, la valle, il monte degli Ulivi: un altro percorso
ricco di significati; visito il luogo dove Gesù ha insegnato a pregare il Padre Nostro, il colle da cui è partito per entrare in Gerusalemme
tra folle festanti. Dal Monte degli Ulivi guardo Gerusalemme come la guardò Gesù, quando piangendo ne predisse la distruzione; intorno a me ulivi secolari, vegetazione, vocio di pellegrini.. chiudo
gli occhi, cerco il silenzio
e mi avvolge nuovamente una piacevole brezza, muove i rami intorno
a me, sussurra qualcosa alle foglie, poi si placa,
sparisce così come è arrivata.
Proseguiamo la discesa:
il Getsemani, la roccia
dell'agonia dove Gesù pregò prima di essere
arrestato. E' sera ormai, ci fermiamo per l'adorazione al S. Sacramento
insieme ai francescani custodi
del luogo. Nel silenzio della preghiera fisso quella roccia
e ancora una volta
ti vedo Gesù, in tutta la tua umanità, sudare sangue e chieder a Dio di evitarti ciò che è scritto,
ciò che sarà, ma poi: “non
la mia ma la tua volontà.”
Lo sguardo si posa su
un piccolo altare, alla destra dell'abside, sembra essere su un soppalco.
Mentre lo guardo
e prego un soffio di vento smuove
la tovaglia
che si anima di una presenza invisibile eppure tangibile.
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