Ognuno di noi può essere
dunque un luogo di Dio?
Le testimonianze sono
innumerevoli. Meister Eckhard scrive che il Padre, generando il Figlio
nell’eternità, «lo ha generato nell’anima mia… Egli mi genera come suo Figlio e
lo stesso Figlio. Dico di più: mi genera non solo in quanto suo Figlio, ma in
questo lui stesso, e lui in quanto me, e me in quanto suo essere e sua natura…
È questa una sola vita, un solo essere, una sola operazione» (Opera tripartita, 6). Umanizzazione e
divinizzazione coincidono.
«L’anima – scrive nel
proprio diario Matilde di Magdeburgo parlando della propria esperienza – si
trasforma tutta in Dio e, per modo di partecipazione, pare che ella sia
talmente unita a Dio, come ella fosse dentro nel Medesimo, e lì stesse nuotando
nel mare infinito del suo divino amore e della sua infinita misericordia.
Appunto ella fa come il pesce che sta nuotando nel mare».
Non diversamente Veronica
Giuliani narrando una delle sue molteplici esperienze: «La mattina, nella santa
Comunione, ebbi un’intima unione con Dio. Quando io dico: intima, è cosa che
non si può raccontare. È opera di comunicazione, e si conosce che tutto opera
l’amore; e fa che l’anima nostra sia talmente al suo Dio unita, che più
inoltrare non può. Ella ben conosce che Esso è il suo centro. Ivi sta tutta
assorta, e quasi in riposo. Iddio le vien comunicando Se stesso; le fa capire
che Egli è tutto per lei; si dà tutto a lei; ma, nel medesimo punto, è tutto di
tutti, e si dà a tutti».

Se questa è l’esperienza
dei santi, che sarà stato della “stanza segreta” della vergine Maria? Cosa vi
sarà avvenuto, quale dialogo si sarà articolato, a quale rapporto avrà
condotto? Da tutta l’eternità Dio si era preparato il luogo più adatto e degno
per venire ad abitare. L’aveva preservato da ogni macchia di peccato e adornato
di ogni grazia e bellezza. Mai prima di allora egli si era reso così presente
nella creazione come quando il Verbo si fece carne nel grembo di Maria. Ciò che
il mondo intero non può contenere si rimpicciolì fino ad essere contenuto dalla
Madre. La terrà abbracciò il cielo e lo raccolse in sé. È Maria “il giardino
chiuso e la fontana sigillata” con cui il Cantico dei Cantici designa la sposa
(cf. 4, 12). Nessuna creatura ha mai conosciuto
intimità più profonda con Dio, rimescolamento di carne e di sangue,
compenetrazione di volere e di esistenza. Chi può di lei può dire: «Io sono per
il mio diletto e il mio diletto è per me» (6, 3)?
Anche dopo aver dato alla
luce il figlio, il suo cuore rimane la stanza segreta, lo spazio interiore del
raccoglimento nel quale ella “custodisce e medita” (cf. Lc 2,19; 2,51b), continuando il dialogo silenzioso, la lode del
Magnificat per tutto quanto Dio compie in lei e attorno a lei,
l’immedesimazione di destino e di vita con il Figlio.
Nessun commento:
Posta un commento