Oggi
la comunità del Movimento dei focolari di Roma si è interrogata su come vivere
la comunione a tutto cambio tra i suoi membri e come donare il suo apporto alla
città. Non è mancata una fitta condivisione di esperienze positive già in atto.
Nel
mio intervento ho ricordato alcuni sogni di Paolo VI, vescovo della nostra
città che fra un mese sarà proclamato beato. Sono parole davvero ispiratrici:
«Ecco:
un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità d’uomini nella
quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di
tutti per tutto ciò che è nobile e
buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in
maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si
vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora
con tale testimonianza senza parole, questi
cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che
cosa o chi li ispira? Perché sono in
mezzo a noi?»
«Oh
come sarebbe stupendo se le nostre parrocchie dimostrassero bene quel che deve
essere la società cristiana! E cioè: gente, dapprima sconosciuta, gruppi
diversi per costume, educazione, origine, età, ecc., che, trovandosi in chiesa,
si rivelano e si sentono nuclei di fratelli. Diventano amici, si danno la mano
l’uno con l’altro, non parlano male del prossimo, e cercano, invece, ove c’è un
ammalato, di assisterlo, ove un disoccupato, di soccorrerlo, ovunque, in una
parola, c’è un’azione buona da compiere a vantaggio del prossimo, aver subito
cuore e impegno per dire: ecco che Cristo ci chiama».
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