domenica 21 settembre 2014

Il sogno di Paolo VI

Oggi la comunità del Movimento dei focolari di Roma si è interrogata su come vivere la comunione a tutto cambio tra i suoi membri e come donare il suo apporto alla città. Non è mancata una fitta condivisione di esperienze positive già in atto.
Nel mio intervento ho ricordato alcuni sogni di Paolo VI, vescovo della nostra città che fra un mese sarà proclamato beato. Sono parole davvero ispiratrici:

«Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità d’uomini nella quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò che è nobile e buono. Ecco: essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi?»

«Oh come sarebbe stupendo se le nostre parrocchie dimostrassero bene quel che deve essere la società cristiana! E cioè: gente, dapprima sconosciuta, gruppi diversi per costume, educazione, origine, età, ecc., che, trovandosi in chiesa, si rivelano e si sentono nuclei di fratelli. Diventano amici, si danno la mano l’uno con l’altro, non parlano male del prossimo, e cercano, invece, ove c’è un ammalato, di assisterlo, ove un disoccupato, di soccorrerlo, ovunque, in una parola, c’è un’azione buona da compiere a vantaggio del prossimo, aver subito cuore e impegno per dire: ecco che Cristo ci chiama».


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