Tornava verso la cella,
lieto di aver celebrato la santa sinassi con i fratelli.
S’erano radunati assieme
come ogni giorno del Signore, il presbitero aveva imbandito la mensa della
parola e del pane ed ognuno se ne era devotamente nutrito.
Anche lui aveva accolto
il Signore nel suo cuore.
Era stato un momento
semplice e bello, come sempre.
Tuttavia, nel cammino di
ritorno, gli sembrò di udire la voce del Signore. Gli parlava proprio dal
cuore, dove l’aveva ricevuto e lo custodiva.
“Sono venuto in casa tua
– gli diceva quella voce – e tu non mi hai lavato i piedi, non mi hai dato un
bacio, non hai cosparso il capo di olio profumato, segni dell’accoglienza
amorosa. Non basta accogliere. Conta il come. Poiché hai poco amato, poco ti
sarà perdonato”.
Era vero. Con quanto poco
amore l’aveva accolto, quanta poca dedizione gli aveva riservato, quale
mancanza di ospitalità: ed era nientemeno che il Signore! Forse riservava più
attenzione ad un qualsiasi fratello che veniva a trovarlo.
Si propose di preparare
meglio l’accoglienza la prossima volta che avrebbe partecipato alla sinassi.
Perché aspettare una
prossima volta? La peccatrice s’era introdotta quanto ormai non era più tempo
per lavare, profumare, abbracciare, eppure con quanta gioia era stata accolta
dal Signore. C’è un tempo preciso per lavare, profumare, abbracciare? Non era
forse quello?
Apa Pafnunzio si
raccolse, trovò ancora presente l’ospite santo, gli dichiarò il suo amore, la
sua adorazione, la sua gratitudine. Si sentì rispondere: “Ti sono perdonati i
suoi molti peccati, perché hai molto amato”.
Comprese che tutto si gioca nel presente, nella capacità di accoglierlo
nel momento, nell’ora. Nella pienezza dell’adesso la pienezza del futuro.
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