Una assistente di volo, abituata dunque ai mille viaggi attorno al mondo,
questa volta compie un viaggio particolare che la segna nel profondo. Me lo ha
raccontato:
Ho volato decine di volte su questa rotta, per una destinazione che non rappresentava molto di più di quelle tre lettere, TLV, impersonale “codice fiscale” di un aeroporto.
Oggi sono seduta
e guardo l'equipaggio muoversi davanti a me, oggi la telecamera della mia mente è puntata su un altro sfondo e registra tutto da un altro punto di vista. Oggi quel codice
triletterale è sostituito da due pronomi: io e Lui. Oggi finalmente per una volta scenderò,
varcherò la dogana e andrò a cercarlo
nei suoi luoghi,
sulle strade che ha percorso,
negli angoli di città dove ha predicato, sul monte dove si è manifestato nella più umana delle debolezze, per poi elevarsi a una dimensione a noi sconosciuta.
Oggi non tornerò
indietro appena toccata
terra… oggi non tornerò
indietro.
Prima tappa: Nazareth. Cerco di immedesimarmi in quella donna bambina, che spaventata dapprima fugge alla vista dell'angelo, poi ascolta, capisce, accetta;
una “povera di spirito”
che si confessa al suo promesso sposo, e insieme
a lui si predispone a custodire e offrire il dono più grande all'umanità.
Saliamo sul Monte Tabor,
respiro la pace, la sento avvolgermi
come una coperta, l'orizzonte mi mostra i confini
di questa terra così ricca di storia, tutto intorno mi parla di Lui, la natura,
il calore del sole,
il silenzio. E in questo silenzio
all'improvviso si alza una leggera brezza, così lieve e al tempo stesso decisa, un vento che ha voce, mi accarezza
il viso e poi si dirige verso le foglie, sussurra
tra le fronde di un salice
per poi allungarsi verso il lungo viale di cipressi e poi giù fino a valle. Lascio il Monte Tabor con un forte desiderio di fermarmi, per sperimentare ancora quell'attimo di pace assoluta.
Scendiamo verso il lago
di Tiberiade: qui un altro vento spinge la nostra barca, ci trasporta lungo la superficie del lago e lungo la memoria di tanti passi del Vangelo;
questo posto è custode di tanti avvenimenti, di pesche miracolose, di tempeste, di dubbi e di certezze: quelle che Gesù infuse nei suoi discepoli, quelle racchiuse
nella mano di Cristo che, tesa verso Pietro, lo incita a fidarsi,
ad affidarsi a Lui, e così lo salva... Penso a quel momento, e a quante volte ciò accade nella vita reale, e a quante volte
rinunciamo a fidarci, per affogare nelle nostre paure, nel peso delle preoccupazioni, e aspettiamo che Lui ci salvi,
dimenticando però di tendergli la mano, di spogliarci del nostro orgoglio per chiedere umilmente aiuto a Lui.
Passiamo da Magdala, luogo diventato meta di pellegrinaggi solo recentemente, eppure
così importante: visitiamo
i resti di una splendida sinagoga del I secolo. Lui sicuramente è passato da qui… e celebriamo la messa in una chiesa che si affaccia sul mare di Galilea.
Un altro angolo
di pace, una grande vetrata che guarda la superficie del lago, un altare a forma di barca che rievoca la predicazione e i discepoli,
tante colonne a ricordare le donne presenti nel Vangelo,
e una senza nome, o con tanti nomi, dedicata a tutte le donne che ogni giorno testimoniano con la loro vita l'amore di Dio e lo trasmettono ai loro figli, nipoti,
compagni.
Mi fermo in fondo alla chiesa e fisso l'altare, quella croce così semplice ma al tempo
stesso così imponente; un soffio di vento leggero, rinfrancante in questo caldo mattino,
fa muovere il drappo sulla croce e smuove i miei pensieri: “Duc in altum “ è scritto sulla facciata
della Chiesa.. prendi
il largo Pietro, prendi
il largo chiunque
tu sia a visitare questo
posto, fidati di Lui e fatti accompagnare.
Il nostro peregrinare continua, i luoghi si accumulano nella memoria, sgomitano nella folla di ricordi cercando di assicurarsi un cassetto libero dove stabilirsi per non essere dispersi; forse ha ragione la nostra guida, forse tutto si chiarirà
al ritorno: a casa, durante le liturgie, le letture, ogni brano prenderà forma, ogni luogo citato sarà una nitida
foto nell'album della mia memoria; per ora regna solo una gran confusione, e quella voglia di trovarlo, di sentire
la sua presenza, qui dove Lui è passato.
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