21 maggio 1861: 154 anni fa moriva sant’Eugenio de
Mazenod.
La sera prima prese la croce
di Oblati che teneva accanto e benedisse la Congregazione con tre segni in
tutte le direzioni. Rivolgendosi a p. Mouchette: “La mia unica sofferenza è
quella di lasciare uomini come voi, che amo con un cuore che non potete capire.
Il buon Dio mi ha dato un cuore con una capacità immensa e mi ha concesso di
amare i miei figli con questo cuore… Avrete qualcuno che mi sostituirà, ma non
troverete mai più uno che vi ami come vi ho amato io”.
Gli fu chiesta una parola per
i suoi Oblati: “Dite che muoio felice che il buon Dio si sia degnato di
scegliermi a fondare nella Chiesa una Congregazione”. Poi proseguì con le
famose parola: “Praticate tra di voi la carità, la carità, la carità… e fuori,
lo zelo per la salvezza delle anime”.
Il 21 maggio arrivò il
telegramma con la benedizione apostolica del Santo Padre, che ascoltò a mani
giunte. A sera la Compieta: “Lascia, o Signore, che il tuo servo vada in
pace…”. La sua vita si apriva al cielo al canto del Salve Regina.
Igino Giordani ne ha sintetizzato la vita e la
missione con parole incisive:
Mons.
de Mazenod, vescovo di Marsiglia, è il nobile che, atterrato dalla rivoluzione,
recupera una dignità nella religione. Perde una casta, con palazzi e servitù:
ma facendosi lui stesso servo dei fuori-casta, trova in loro Cristo e diviene
vescovo, cioè padre del popolo.
Nella
sua formazione influirono l'ambiente italiano e la santità di Alfonso de'
Liguori. Nella sua cattolicità agì Roma con tale attrazione che lo dissero il
più romano dei francesi e il più francese dei romani.
Negli
anni che gli autori della rivoluzione, dopo aver demolito gli ordini antichi,
crollavano nella dimenticanza, egli erigeva chiese e case e parrocchie, salendo
nella venerazione e ricostituendo le anime. E mentre 19 truppe di Napoleone si
sperdevano tra le rovine egli suscitava la milizia degli Oblati di Maria
Immacolata, che già nel nome scopriva la poesia cavalleresca del suo animo.
In
un mondo fragorosamente laicista e anticattolico, che col suo positivismo
spegneva a una a una le stelle in cielo, accese luci di bellezza all'amore di
Maria.
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