Il 6 giugno 2000 il grande scrittore
e drammaturgo Aleksandr Dergeevič
Puškin fu piantato a Villa borghese e da lì non si è più mosso. Lo credo bene,
dove potrebbe trovare un luogo più ameno? La poetessa Gabriella Sica,
davanti alla sua statua ha scritto:
Voi
alberi e statue che a passi felpati
vi muovete a Villa Borghese…
nel bel festino di pietre e foglie…
Il mio soprassalto davanti a Pushkin
tra le ali carezzevoli dei tigli
e i pini infiniti verso l’azzurro…
Anch’io, il 25 aprile e il 1° maggio
ho fatto la mia passeggiata a Villa Borghese, tra i laghetti, le mille
sfumature di verde, le statue classicheggianti. Quello che in questi giorni più
mi ha affascinato è stata la gente. Anche Puškin credo sia rimasto a Villa Borghese perché gli piace essere
circondato dai bambini che giocano, dagli innamorati che si baciano, dalle
famiglie che imbandiscono il desinare sui prati, da chi bighellona o vaga in
bicicletta… Mi pare d’essere tornato ad altri tempi. Le persone contente di
stare insieme, di parlare, di prendere il sole, di trastullarsi con antichi
giochi semplici che erano spariti.
Che sia effetto della crisi? Una crisi che sconsiglia di
passare i pomeriggi di festa a fare shopping o a partire per viaggi troppo
cari e invita piuttosto a passare il tempo in maniera meno dispendiosa con
gli amici, a raccogliere attorno ai panini con la porchetta la grande famiglia
allargata, a perdere tempo con i bambini piccoli… Non tutti i mali vengono per
nuocere.
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