All'inizio della Quaresima Dante ci invita a guardare a Maria come modello di tutte le virtù.
Il Purgatorio, la Cantica della Divina Commedia nella quale ella è
più presente. Le anime purganti sono raccolto nelle diverse “cornici” del monte
che sale verso il cielo, divisi in considerazione delle loro colpe. Ogni anima è
posta davanti al proprio peccato e insieme alla virtù corrispondente che dovrà acquisire
per passare in Paradiso. Il primo esempio di ogni virtù è Maria, che tutte le
assomma in sé, in maniera eminente. Lungo il Purgatorio sono così già
disseminati i tratti della Vergine che san Bernardo raccoglierà, come in un
mazzo di fiori, nell’ultimo canto del Paradiso.
La
prima virtù è l’umiltà, raffigurata nell’annunciazione, quando Maria pronuncia
il suo “Ecce ancilla Dei”. Agli invidiosi è modello di carità benevola:
a Cana chiede a Gesù il miracolo del vino non per interessi personali, ma perché
sollecita e premurosa verso gli sposi. Agli iracondi Dante propone come modello
di mansuetudine ancora Maria, nel momento in cui ritrova Gesù intento a parlare
con i dottori nel tempio; invece di rimproverarlo le pone davanti con dolcezza
il proprio dolore e quello di Giuseppe per la sua comparsa. Gli ignavi, accidiosi,
tiepidi e tardi nel compiere il bene, ascoltano le parole del Vangelo che
richiamano la sollecitudine e la prontezza con cui la Vergine sale da
Elisabetta: «Maria corse con fretta a la montagna» (XVIII, 10). Alla cupidigia degli
avari e allo sciupio dei prodighi viene contrapposta la serena accettazione
della povertà nella grotta di Betlemme. Con i golosi si torna alla scena
evangelica di Cana, dove Maria è esempio di temperanza, mossa non dal desiderio
di soddisfare il suo bisogno di cibo, ma di una festa onorevole e piena per gli
sposi: «Più pensava Maria onde / fosser le nozze orrevoli e intere /
ch’a la sua bocca» (XXII, 142-144). I lussuriosi gridano le parole con le quali
Maria, rispondendo all’angelo, attesta la sua verginità: «Virum non cognosco»
(XXV, 128).
Soltanto scorrendo ad una ad una le virtù di Maria qui descritte si potrà comprendere che davvero in lei «s’aduna / quantunque è di bontade». Ella raccoglie e sintetizza in sé tutta la bellezza e la bontà del creato.
Paolo
VI ha scritto una esortazione apostolica «Sulla
necessità di venerare e imitare la Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa ed
esempio di tutte le virtù»: «È, quindi, dovere di tutti i cristiani di
imitare con animo riverente gli esempi di bontà lasciati ad essi dalla loro
celeste Madre. (…) l’imitazione della Vergine Maria, lungi dal distrarre gli
animi dalla fedele sequela di Cristo, rende questa più amabile, più facile. (…)
Vale, perciò, anche dell'imitazione di Cristo la
norma generale: A Gesù per Maria».
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