“Donna è gentil nel ciel che
si compiange
di questo impedimento…” (Inferno, II, 94-95).
Li occhi da Dio diletti e
venerati…
… all’etterno lume si drizzaro” (Paradiso, XXXIII, 40.43)
Maria all’inizio e alla fine
della Divina Commedia. Fa quasi da inclusione, come per accompagnare il cammino
di Dante e dell’umanità intera dallo smarrimento al pieno ritrovamento, dal
peccato alla santità, dalla terra al cielo.
In questo giorno dedicato a Maria
– e anno centenario del poeta – inizio a cercare il suo nome nel poema di Dante.
Quanti i titoli che le rivolge! Più tra tutti mi piace il nome, Maria, nome
che nell’Inferno non viene mai pronunciato, e come lo potrebbe, e che troviamo ripetuto
in Purgatorio e in Paradiso. Mi piace soprattutto quando è rivolto direttamente a lei,
chiamandola proprio per nome.
Maria è l’ultima parola che
pronuncia Bonconte da Montefeltro morendo nella battaglia di Campaldino: “Quivi
perdei la vita, e la parola / nel nome di Maria fini’…” (Purgatorio, V,
100-101). È bello morire con questo nome sulle labbra…
“Dolce Maria”, mormora Ugo
Capeto nel XX canto del Purgatorio, con chiaro riferimento alla chiusura del Salve
Regina: “O dulcis Virgo Maria”. Naturalmente a me piace quel dolce direttamente
legato a Maria, senza la mediazione del Vergine, perché mi
ricorda Eugenio de Mazenod – che non ha letto la Divina Commedia – quando nella
sua Regola invita gli Oblati ad avere una particolare devozione per la “Dolce
Maria”.
In Paradiso Piccarda Donati si rivolge ancora alla Vergine chiamandola per nome e intona
l’Ave Maria (III, 121-122).
Come non ricordare l’invocazione di Bernardo, Respice stella? In ogni difficoltà invita a invocare Maria:
Se insorgeranno i venti
delle tentazioni
se incorrerai negli scogli delle tribolazioni
guarda la stella invoca Maria…
nell'abisso della
disperazione
pensa a Maria…
pensa a Maria, invoca Maria.
Sarà proprio Bernardo a rivolgere la preghiera a Maria al termine del Paradiso.
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