mercoledì 3 febbraio 2021

L'unità: un nuovo libro della Scuola Abbà

 




“L’unità! Ma chi potrà azzardarsi a parlare di lei? È ineffabile come Dio”.

È un azzardo parlare d’unità perché la realtà del mondo, e spesso anche l’esperienza personale, sembrano essere assai lontane dalla promessa contenuta in questa parola. Eppure non si può eludere la sfida, perché l’unità è un anelito, un’aspirazione, un desiderio iscritto nel profondo di ogni singola persona e di tutta l’umanità. È un tema nodale del pensiero filosofico come della prassi politica e della quotidiana convivenza sociale.

È un azzardo parlarne perché l’unità ci trascende, è “ineffabile”, eppure a essa siamo chiamati e a essa tendiamo.

“Ineffabile” il discorso sull’unità non soltanto per l’inadeguatezza del linguaggio, che non sa dire una realtà così grande – grande come Dio! È l’idea stessa d’unità che ha molte sfaccettature, e più ancora la sua attuazione – semplice e insieme complessa – che sembrano superare la capacità umana.

Vi è quasi il timore che essa possa portare all’uniformità, che misconosca la ricchezza creativa della pluralità. L’unità sembra allora contraddire l’altrettanta innata aspirazione alla libertà. L’affermazione dell’identità e della diversità contraddice l’unità? O forse ne è parte integrante?

Ci muoviamo tra forme di globalizzazione e istanze di autonomie, slanci di fraternità che spingono verso l’integrazione reciproca e sottili venature anarchiche che rifuggono da ogni organizzazione strutturata. L’unità attrae perché iscritta nelle fibre dell’essere, e nello stesso tempo suscita timori per i fraintendimenti che, in suo nome, hanno portato a derive autoritarie e repressive.

In mezzo a tali tensioni Chiara Lubich ha proclamato la parola “unità”. Era consapevole delle interpretazioni ambigue che essa poteva suscitare, ma per lei era una realtà che si imponeva da sé, con la forza dell’Evangelo. Non è stata lei a scegliere di fare dell’unità il proprio ideale di vita. È vero il contrario: è l’ideale dell’unità che ha scelto lei come suo strumento per attuare in maniera nuova e creativa la preghiera con la quale Gesù si congeda da questo mondo (Gv 17). È una consegna che ella riceve.

L’unità le appare davanti con la forza dell’evidenza; subito vi aderisce, presto scopre la strada per perseguirla. Eppure essa rimane ancora “ineffabile”. È del 29 aprile 1948 la frase citata all’inizio: «L’unità! / Ma chi potrà azzardarsi a parlare di lei? / È ineffabile come Dio».

Inizio così l’introduzione al nuovo libro della Scuola Abbà: L’unità. Uno sguardo dal Paradiso’49 di Chiara Lubich.

Esso è frutto di due anni di lavoro, nella comunione e condivisione che caratterizzano la Scuola Abbà.

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