Tutti e tre i
sinottici parlano delle vesti bianche e splendenti di Gesù nella Trasfigurazione.
Matteo e Luca riferiscono anche del volto. Per Luca “cambiò aspetto”, per Matteo
“brillò come il sole”. Marco non dice nulla del volto di Gesù: si ferma
piuttosto alle vesti che “divennero splendenti, bianchissime”, precisando: “nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche”. Sembra di ascoltare una
pubblicità di anni fa che proponeva un detersivo che lavava “così
bianco, che più bianco non si può”. Per Marco il volto di Gesù sembra
sparito, tanto è avvolto dalla luce.
Tutto questo
splendore, accecante, è indice della bellezza di Gesù. Non a caso Pietro dice proprio:
“è bello…”. È la bellezza del Risorto. Gesù parla con Mosè ed Elia proprio del
suo esodo, e alla fine dirà ai tre di non raccontare niente fin quando non sarà
risorto.
I tre vangeli
registrano al riguardo una contraddizione. Tanta bellezza fa quasi paura, è troppo, perché lascia intravedere la grandezza di Dio. Nello stesso tempo attira, fino a far
dire, ancora una volta a Pietro, che non si vorrebbe più andare via: “È bello
per noi stare qui”.
Il volto di Gesù, le sue vesti, la bellezza… Verrebbe da dire, con Pietro, qui bisogna fare tre capanne e ristare a contemplare. Invece le parole del Padre cambiano registro: si passa dal vedere al sentire: “Ascoltatelo”.
La vera bellezza di Gesù è nelle
sue parole e il vero modo di stare con Gesù è obbedire alle sue parole: ascoltare e fare
quello che egli dice.
Ora che è risorto e salito al cielo non possiamo più vedere la bellezza del suo volto, ma possiamo ascoltare la sua parola e vivendola ci incamminiamo anche noi verso il cielo dove lo vedremo e staremo sempre con lui.
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