In un momento di pausa dell'Assemblea lascio lo schermo del computer, la stanza, e muovo due passi nella grande hall
del Centro Mariapoli. Non è affollata come quando si tenevano convegni con 2000
persone. Adesso sono solo, perso in questi grandi spazi.
Dalla cappella esce la sagrestana. Piccolina, anziana, intabarrata, aiutata dal bastone, avanza lentamente nella sala. Quando giunge vicino si ferma, mi guarda negli occhi, si volge verso la porta della cappella, l’indica con la mano, e mi sussurra: “Ti aspetta”.
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