venerdì 15 gennaio 2021

Giorgio La Pira, ovvero la santità quotidiana


Lavora da noi da pochi giorni e ci conosciamo appena. Nella pausa caffè (caffè… si fa per dire: una specie di caffè) scambiamo due parole. Le chiedo quanti sono in casa e lei mi domanda da dove vengo. Dopo 50 anni a Roma la parlata mi tradisce ancora! Così lei mi racconta di quando, ragazzina, andò per la prima volta a Firenze, assieme ai genitori, con la Fiat 850.

Parcheggiano in una piazza del centro (cose di allora) e cominciano la visita da Piazza del Duomo. La mamma compra una piccola guida e davanti al Battistero comincia a leggere. A un certo punto esclama: “Ma io non ci capisco niente”. La sente un signore che sta passando di lì. “Se vuole le spiego io qualcosa, è semplice”. Parla loro delle porte del Battistero e avanti, avanti... Li accompagna lungo la via che conduce a Piazza della Signoria continuando a illustrare monumenti e storia di Firenze. Giunti in piazza si congeda: “Scusate, sono arrivato, devo andare in ufficio”. Pensando che fosse una guida di professione gli chiedono quando devono dargli. Al suo diniego lo invitano a prendere almeno un caffè. “Grazie, ma purtroppo sono un po’ in ritardo, il lavoro mi aspetta”, si congeda ed entra nel Palazzo della Signoria.

Due anni più tardi alla televisione vedono il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira: era l’ometto che aveva fatto loro da guida. Forse qualcun altro al suo posto avrebbe tirato dritto mormorando: Ma guarda questi romani ignoranti... Si fermò invece a parlare con loro, come fece con me quella volta per strada... ma questa è un'altra storia.

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