È la terza volta che in questo periodo di Natale durante la
liturgia leggiamo il prologo del Vangelo di Giovanni. Prima della riforma del
concilio Vaticano II lo si leggeva ogni giorno, al termine della Messa: si era
capito che lì è espressa la sintesi di tutta la storia della salvezza e che
ogni giorno si doveva ripartire da quella pagina.
Colpisce il contrasto tra l’inizio e la fine dell’inno.
All’inizio si ripete per quattro volte il verbo “essere”: dice
la vera natura del Verbo: “è” Dio. Mentre attorno tutto “diventa”, tutto “viene
fatto”, effimero ed evanescente nel divenire storico, il Verbo “è”, da sempre e
per sempre, saldo come roccia! “È”, non in maniera statica; sta rivolto,
proteso verso il Padre che gli parla ed eternamente lo genera con la sua
parola: lo ascolta, accoglie la sua parola, risponde, in dialogo d’amore.
Adesso però l’imprevedibile accade. Egli, da sempre presso
il Padre e rivolto verso di lui, si volge verso di noi e viene tra di voi. Egli
che “è” – perché Dio “è” –, “diventa”. Egli per mezzo del quale e nel quale
tutto è stato creato, si fa creatura. Egli, Signore della storia, entra nella
storia. Si fa “carne”, creatura debole in tutta la sua fragilità e pochezza.
Il mondo greco inorridiva davanti a questo accostamento:
Verbo e carne, due realtà agli antipodi tra di loro. Che ha a che fare il
Verbo, la Sapienza, la Luce, l’Inaccessibile, la Purezza, con la fragilità e la
pochezza della nostra umanità? Quanto sono lontani cielo e terra!
Questo è il mistero del Natale, dell’incarnazione. Dio che
si fa uno di noi, per stare con noi: pianta tra di noi la sua tenda. Proprio in
questa caducità umana, che lo condurrà alla morte, si manifesta la gloria del
Verbo, il suo essere Dio. Nella “carne”, la “gloria”, nel dare la vita per
amore, la manifestazione di ciò che, come Dio, veramente è: Amore; questa la sua
gloria.
Come egli “è” e sta rivolto presso il Padre e accoglie ogni
sua Parola, così anche noi, grazie alla sua venuta in mezzo a noi, possiamo “essere”
costantemente rivolti verso Gesù. Come il Padre lo genera così Gesù, il Verbo
fatto carne, ci genera con la sua presenza, con la sua parola, ci fa figli di
Dio come egli è Figlio di Dio. Poi guardiamo attorno e - stupore nello stupore
- ci accorgiamo che abbiamo accanto altri fratelli e sorelle, fatti anch’essi
come noi, figli nel Figlio.
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