Il
gerarca fascista Sartori e i monsignori del Vaticano hanno in comune il titolo:
gerarca, gerarchia. Accostamento odioso e blasfemo, ma facile da raggiungere. La
parola indica, nella sua etimologia un presiedere sacro.
Il
gerarca Sartori del film su Chiara Lubich è un’invenzione del regista: ipostatizza il regime fascista, così come la figlia Irene, altrettanto
inventata, ipostatizza le persone che, in quell’inizio magmatico del Movimento,
aderivano, si allontanavano, tornavano…. (Mentre è storico che il fratello Gino,
su richiesta di Chiara, abbia aiutato un fascista a fuggire sulle montagne…).
Altrettanto romanzato è il tribunale della gerarchia ecclesiastica. Reale e drammatico il lungo processo a cui Chiara è stata sottoposta nelle sale del Sant’Offizio in Vaticano, senza tuttavia quella meravigliosa scenografia cinematografica che ha reso molto bene la perplessità della Chiesa davanti alle novità suscitate da questa donna.
Ho
sentito da più di un telespettatore critiche sull’operato di quel
tribunale, almeno come viene presentato nel film. A parte le maniere, rimane vero che la “Gerarchia ecclesiastica” ha
il carisma di discernere i carismi. Non è altrettanto vero che ci lamentiamo
quando veniamo a sapere che essa non ha compiuto fino in fondo il suo
discernimento e ha approvato l’opera di persone che poi si sono rivelate
indegne e che la Chiesa ha dovuto successivamente riprovare e condannare? E qui
vengono alla mente casi recenti purtroppo noti e tristi…
Stupenda
la risposta del cardinale che presiede il tribunale alla domanda di Chiara sul
perché lei viene dimessa dalla guida della sua opera: “Per essere certi che il
Movimento dei focolari sia opera di Dio e non solo di Chiara Lubich”.
Chiara l’ha sempre saputo: “Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona non sa quello che dovrà fare. È uno strumento. Gli strumenti di Dio in genere hanno una caratteristica: la piccolezza, la debolezza… “. Tuttavia in quel momento non poteva non chiedere “Perché? Perché?”. È bello che abbiano posto sulle sue labbra lo stesso “perché” di Gesù sulla croce. Nel film la tensione è tale che Chiara spezza la corona che ha in mano e poi, sulla piazza san Pietro, cade in terra affranta… Non si poteva rendere meglio lo strazio interiore nel vedersi privare della propria creatura. Anche Francesco d’Assisi gridò quando durante il Capitolo delle stuoie volevano manipolare la sua opera. Anche Camillo de Lellis, una volta dimesso dalla guida del suo Ordine, rivendicava il suo esserne fondatore… Ma prima di loro è stato Gesù stesso a gridare quando si è visto estromettere dal cielo e dalla terra…
La grazia
è sempre a caro prezzo.
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