Tra l’altro scrisse: “È
importante e urgente ricondurre all’ovile tante pecore smarrite, insegnare ai
cristiani degeneri chi è Gesù Cristo, strapparli alla schiavitù del demonio e
mostrare loro la via del cielo. Bisogna fare di tutto per estendere il regno del
Salvatore, distruggere quello di Satana, impedire migliaia di delitti, mettere
in onore e far praticare ogni specie di virtù, rendere gli uomini prima
ragionevoli, poi cristiani e infine aiutarli a diventare santi”.
È da questa seconda frase che, il 29 settembre 1970, il superiore generale, p. Léo Deschâtelets trasse la frase, nella traduzione latina, che scrisse per me sul retro di una sua foto: “Ut proferatur Regnum Christi”. Nell’originale francese era : “étendre l’empire du Sauveur”.
Ho sempre provato un
po’ di dispiacere nel vedere disattesa questa “Parola” consegnatami 50 anni fa. I miei compagni di allora l’hanno portata a pieno compimento,
sono stati e sono autentici missionari: Rino in tanti Paesi dell’America Latina
fino al suo ultimo, il Guatemala, Peppino in Uruguay e ora in Paraguay, Celso in
Camerun e ora in Guinea Bissau, Raffaele nei licei di Torino e del Cottolengo
in particolare…
Una fedele lettrice
del blog mi ha ridato un po’ di speranza. Ha letto la frase (l'avevo riportata nel blog di lunedì scorso) e mi ha scritto: “Mi ha colpito molto la frase che in
quel giorno ti scrisse il tuo generale. Mi è sembrata davvero molto indovinata,
quasi “profetica” nel segnare un cammino e nel trasmettere il timbro di una
vocazione. Il verbo “profero” ha tanti significati. Accanto al portare avanti,
il far crescere, l’estendere il regno di Dio, mi piace anche sottolineare
quelle accezioni che esprimono più il presentare, l’offrire, il rivelare… Sono proprio tue caratteristiche, che aprono
con chiarezza e semplicità la scoperta di Dio e l’accesso al suo regno”.
Bontà sua! Grazie...
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