Le
lezioni sulla storia della vita consacrata mi danno l’occasione di donare tante
perle della spiritualità, come questa di Teodoro Studita. Sì, siamo in tempi
lontani, nel primo millennio (826), ma la sua testimonianza è attualissima. Nel
suo testamento testimonia la gioia (come già san Colombano nel blog di ieri)
di partire per la meta ultima del suo santo viaggio.
Le
sue parole – rivolte ai monaci, che attende presto con lui in Paradiso – mi
sembrano particolarmente adatte in questa vigilia della festa dei santi e della
commemorazione dei defunti:
Mi
rallegro e sono contento di andare da questo mondo verso il cielo,
dall’oscurità alla luce, dalla schiavitù alla libertà, da una terra straniera
alla vera dimora nella terra paterna, da paesi forestieri ed appartenenti ad
altri - perché … io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri (cfr.
Sal 39(38), 12) – verso la mia patria. Ancora più coraggiosamente dichiaro che
ritornerò al mio Maestro, al mio Signore ed al mio Dio che la mia anima ha
amato e che io ho riconosciuto come Padre, anche se non l’ho onorato come
figlio. L’ho acquisito rinunciando a tutto, anche se non l’ho servito come un
servitore fedele. (…)
Mi
aspetto di vedere, accogliere ed abbracciare ognuno di voi quando vi
allontanerete dal mondo. Perché ho fiducia che la sua bontà, oggi come allora,
ci conserverà tutti anche nel secolo a venire, avendo osservato i suoi
comandamenti, per cantare le lodi della sua santa potenza.
Grazie per la Speranza offerta !
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