P. Joseph Fabre, primo successore di Eugenio
de Mazenod alla guida della Congregazione, ha contribuito in modo determinante
a mantenere vivo il senso della famiglia e la memoria del Fondatore e del suo
spirito. Dai contemporanei egli fu riconosciuto come autentico continuatore
dell’opera di Eugenio de Mazenod, al punto che il primo compagno del Fondatore
poteva scrivergli: «Certamente piangeremo sempre il nostro primo Padre, ma
lasciate che ve lo dica: questo Padre non se n’è andato del tutto, vi ha
lasciato il suo spirito e il suo cuore».
Consapevole di non poter riempire il vuoto lasciato
dalla morte del Fondatore, di non poter parlare con la stessa autorità e passione,
p. Fabre si dichiara tuttavia pronto a lasciarsi “animare dal suo spirito”,
così da potersi costantemente rinnovare, insieme a tutti gli Oblati, “nello spirito
della nostra santa vocazione”, e camminare sulle sue orme. Ecco dunque il suo messaggio:
A cosa siamo chiamati, miei cari fratelli? A diventare santi, a
lavorare efficacemente per la santificazione delle anime più abbandonate.
Questa è la nostra vocazione [...]. Dobbiamo lavorare attivamente con
generosità alla nostra santificazione, vale a dire, meditare ogni giorno in
modo più serio e più a fondo, i doveri del nostro stato, conoscere sempre
meglio le virtù che Dio esige dall’anima, perché pervenga con un comportamento
sempre più religioso alla pratica degli sacri doveri. [...]
Lavorare per la santificazione degli altri, esercitando il
ministero, è una bella missione, ma questa è solo una parte di una sana
vocazione; suppone la prima come principio e sorgente di fecondità. Infatti,
potremo efficacemente e in modo soprannaturale corrispondere alla grazia del
ministero, senza una chiara conoscenza, un profondo senso della necessità di
santificarci? [...]
La negligenza che ci priva di fervore e santità, priverebbe le anime del frutto e della ricompensa di questo fervore e questa santità.
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