Amava scendere nella fenditura della
roccia perché quelle fenditure gli ricordavano le piaghe di Gesù. Si credeva
che fossero state prodotte dal terremoto che scosse la terra al momento della
morte di Gesù.
In quella fenditura della roccia
scrisse la Regola. Troppo rigida a parere di tanti discepoli dotti del suo
tempo. Era impossibile viverla alla lettera, “sine glossa”, come affermava san
Francesco, ma essa doveva rimanere così, per avere davanti una meta da
raggiungere.
Anch’io ieri sono sceso in quella
fenditura, sotto l’antico conventino francescano, già appartenuto ai monaci
benedettini come punto di appoggio nei loro viaggi.
Il santuario di Fonte Colombo
possiede il carisma delle origini e parla ancora.
Così come parla la grotta di Greccio
dove volle allestire il primo presepe, per rivivere il mistero della nascita di
Gesù. Era un innamorato dell’umanità di Cristo, della sua povertà, della sua
croce e dunque anche della sua nascita.
Sono passati ottocento anni e a
Natale gli abitanti di Greccio vestono i costumi dei loro antenati e come al
tempo di Francesco tornano alla grotta per celebrare ancora quell’evento così
come il santo l’aveva immaginato.
Francesco sapeva scegliere i suoi
posti, belli oggi come allora.
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