Era il 22 settembre
2008 quando giunsi prima a Sidone e poi a Tiro, luoghi di grandi risonanze bibliche. I libanesi
ci tengono a ricordare che quella è una terra biblica. Da lì sono partiti i cedri
del Libano e i tecnici per la costruzione del tempio di Gerusalemme. Il profeta
Isaia fu accolto in quella terra dalla vedova di Serepta. A Saïda, l’odierna Saïda, Gesù guarì la
figlia della donna sirofenicia e sempre in Libano, a Cesarea di Filippo, identificata
con l’odierna Marjaayoun, diede le chiavi a Pietro. La trasfigurazione sarebbe avvenuta
sul monte Hermon. Tommaso predicò il Vangelo a Tiro. San Paolo passò una settimana
a Tiro e andando verso Roma visitò i suoi amici a Sidone.
A Saïda fummo accolti nel Santuario di Maghdouché; il Santuario della Madonna di Mannara,
ossia dell’attesa. Lì, secondo la tradizione, Maria attendeva l’arrivo di Gesù che
andava a predicare a Saïda.
Ero in compagnia di
un nutrito gruppo ecumenico di vescovi provenienti da tante parti del mondo. Ad
accoglierci numerosi militari che presidiavano la chiesa e un festoso
gruppo di bambini che ci regalò una simpatica coreografia. Che contrasto tra i
soldati in assetti di guerra, armati fino ai denti, e i bambini armati di fiori…
Quando entrai nella
grotta della Madonna dell’attesa non stetti a domandarmi se la tradizione fosse
vera oppure no. Mi trovavo comunque in un luogo santo. Le chiesi di aiutarmi ad
“attendere” sempre la venuta di Gesù, quella di ogni momento e quella
dell’ultimo momento, così come lei lo attendeva.
Il Vangelo di oggi ci
parla dello sconfinamento di Gesù dalla Terra Santa, verso una terra “pagana”.
Ma dov’è il confine tra il santo e il profano? Quel che conta è la fede e Gesù nel
territorio di Tiro e Sidone trova una donna con una fede grande.
Per Gesù non ci sono
confini.
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