Dallo scempio del
macero di una gloriosa biblioteca ho salvato pochi libri, tra i quali una
antologia di fonti trecentesche su santa Caterina da Siena.
Un libro bello come
oggetto, stampato nel 1950.
Naturalmente ancora più
belli i testi che rievocano i tempi, le gesta, le parole della santa.
Vengo così a conoscere scritti di cui ignoravo assolutamente l’esistenza, come
le Memorie di Ser Gano il notaio, gli scritti di Bianco di Siena, il Canto
del notaio Ser Anastagio di Montalcino, il Transito di Belduccio Canigiani…
Le pagine di
Caterina rimangono comunque scritti insuperabili di passione per Cristo, la
Chiesa, i peccatori, gli amici fedeli…, oltre che di una insuperabile bellezza letteraria.
Mi ha compito in modo
particolare la lettera 53, indirizzata a Monna Agnese Malavolti. Mi ha colpito
soprattutto il suo sguardo al Crocifisso che vede confitto in croce non dai
chiodi ma dall’amore:
Io Caterina, serva e
schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con
desiderio di vedervi legata nel legame della divina carità.
Il quale legame tenne
confitto e crivellato Dio-e-uomo in sul legno della santissima croce; perocché ‘l
chiodo non era sufficiente a tenerlo se l’amore non l’avesse tenuto.
Questo è quello dolce
legame che lega l’anima con Dio e falla essere una cosa con lui; perché l’amore
unisce. (…)
Trovando l’amore, e
cognosciuto che voi l’averete in voi medesima, non potreste fare che voi non l’amiate.
E questo sarà il segno che voi abbiate trovato e comceputo amore, quando vi
legherete col legame della carità nel prossimo vostro, amandolo e servendolo
caritativamente…
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