Pietro riconosce in
Gesù il Figlio di Dio: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Gesù riconosce in
Simone la Pietra: “Simone, figlio di Giovanni… tu sei Pietro”.
È bello questo
conoscersi e riconoscersi. È uno svelarsi l’uno all’altro.
Fin quando Simone non
riconosce Gesù per quello che è realmente, neppure Gesù può svelare a Simone
quello che è realmente.
Ognuno di noi ha un
essere apparente, un volto esteriore e un segreto, un mistero interiore. Ognuno
di noi è unico, irrepetibile. Ognuno di noi è una parola che Dio ha pronunciato
creandoci e prima ancora, quando ci ha pensato. Abbiamo una vita intera perché
quel nome pronunciato da tutta l’eternità possa svelarsi e possiamo passare una
vita nell’apparenza, nell’esteriorità, senza che mai venga in evidenza la
verità profonda di ciò che siamo realmente.
Ogni nome è una
vocazione, una missione. Apparentemente quell’uomo di Bestsaida si chiamava
Simone di Giovanni, ma il suo vero nome era Pietro e la sua vera identità data
dalla sua vocazione e dalla sua missione, quella di essere una roccia.
Qual è il mio nome
segreto? Quello legato alla mia vocazione e alla mia missione. Emergerà
finalmente? Quando?
Forse nel momento in
cui scopro il nome segreto di Gesù di Nazaret.
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