Nel breve viaggio in
Sicilia ho avuto modo di visitare anche il museo regionale di Messina. Un
cartello annunciava che l’impianto d’aria condizionata non funzionava, ma
andava bene lo stesso.
Oltre alle solite
cose del Sette-Ottocento il museo è ricco di autentici capolavori.
Tra gli altri, due
grandissime tele di Caravaggio: una deposizione e una natività, dipinte a Messina
nella sua fuga da Roma. Risentono del momento tragico che stava vivendo. Sono
più buie del solito. La parte in alto e quella in basso sono addirittura completamente nere, quasi
a fare da sfondo alla parte centrale, anch’essa comunque con scarsissima luce,
anche se la natività, al termine della linea inclinata trasversale dei personaggi, presenta un candido bianchissimo
panno, quasi la fonte della luce che illumina la scena.
Vorrei rimanere più
lungo in contemplazione di queste due opere che attirano come un magnete.
Purtroppo il caldo è soffocante e insopportabile non lo consente.
Non posso tuttavia
non fermarmi a guardare l’abbraccio con cui Maria stringe forte a sé il
bambino.
Una scena da cui non
vorresti più staccarti. Tutta la composizione è incanto, armonia. Mi piacciono soprattutto
le mani grandi della madre, così lontane da quelle affusolate e delicate delle
Madonne del Rinascimento. Sono mani vere, di una donna di casa non di palazzo, che sorreggono con
delicatezza e robustezza insieme. Il bambino si sente sicuro e guarda con soddisfazione
la mamma.
Piacerebbe anche a me
essere tra queste mani. Forse lo sono.
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