La Madonna della neve: Archivio Generale OMI, Roma |
Questa
notte a Roma la temperatura è calata drasticamente. È dunque molto probabile
che il 5 agosto 358, come vuole la tradizione,
sia nevicato e l’evento sia stato letto come un segno per erigervi la prima
chiesa dedicata a Maria nell’Occidente.
A papa Liberio e al rappresentante
dell’imperatore di Costantinopoli la notte tra il 4 e il 5 agosto 352 era
apparsa in sogno la Madonna chiedendo che si dedicasse a lei una chiesa. La
mattina i due si recarono sul colle e sulla cima del Cispio trovarono la neve,
ma soltanto sul luogo dove si sarebbe dovuta costruire la chiesa.
La tradizione vuole che quella prima
chiesa della “Madonna della neve”, detta liberiana dal papa Liberio, sia
l’attuale Santa Maria Maggiore. Ma questa fu costruita più tardi, da Sisto III,
subito dopo il Concilio di Efeso del 431 e della primitiva chiesa non ne è più rimasta
traccia.
In quel Concilio i 200 Padri presenti
proclamarono la loro fede: “Noi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio
unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo…; generato dal Padre prima dei
secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine
dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità… Conforme a questo concetto di
unione in confusa, noi confessiamo che la vergine santa è madre di Dio…”.
Quella sera a Efeso il popolo era talmente contento che improvviso una grande
fiaccolata inneggiando alla Madre di Dio. Da allora, dopo le parole
dell’Angelo, nell’Ave Maria si prega: “Santa Maria, Madre di Dio…”.
Anche oggi,
nonostante le restrizioni della pandemia, a Santa Matia Maggiore si è celebrata
solennemente la festa della Madonna della neve.
Alla messa delle 10, la neve è scesa nuovamente sull’altare.
Stessa nevicata a sera, al canto del Magnificat durante il vespro: si aprono i
cassettoni del soffitto, dorati con le lamine del primo oro che era giunto dal
Nuovo Mondo appena scoperto da Cristoforo Colombo, e da lì piovono petali
bianchi, come al mattino.
Io, con varie centinaia di persone sono rimasto in piazza perché il numero di quanti sono ammessi in basilica è limitato. Ma ho fatto festa ugualmente.
È anche
una festa oblata: Il più grande
santuario mariano degli Oblati è dedicato proprio alla Madonna della neve (Belleville,
Illinois, USA), e nei nostri Archivi generali abbiamo un bellissimo mosaico che
la ricorda.
Sant’Eugenio,
durante i suoi soggiorni romani, è stato più volte a pregare nella basilica di
Santa Maria Maggiore «Questa basilica – spiega lui stesso – è chiamata anche S.
Maria ad Nives, per il miracolo della neve. La si chiama anche Liberiana, dal
Papa Liberio che la consacrò […]. È stato Sisto III a rifarla, nel 432, con
tanta magnificenza. […]. Non ho mai visto marmi così belli come quelli che
ornano la cappella della S. Vergine: l’occhio non ne era mai sazio». (Diario, 2
dicembre 1826, Écrits oblats, 17, 35-36)
Nessun commento:
Posta un commento