Il 9
novembre 2017 sul mio blog scrissi alcune parole su Domenico Mangano:
Il
computer mi segnala che in questi giorni quel post è stato visitato 129 volte.
Da chi? Perché?
Impossibile
saperlo. Però è una strana coincidenza, perché in questi stessi giorni ho letto
tutti gli scritti che Mangano ha pubblicato sui diversi giornali. Una lettura che
mi ha mostrato un uomo estremamente concreto, a contatto con tante persone che, come impiegato dell’IMPS e consigliere comunale, ha cercato di aiutare a risolvere i mille problemi pensionistici e fiscali. Nello stesso tempo un uomo con ideali grandissimi. Fra l’altro scrive: “La politica è una via alla
santità”. Penso che per lui lo sia stato veramente.
Mi ha
colpito l’ultimo articolo che ha scritto per Città Nuova, intitolato “La scelta
del dialogo”. Mi è sembrato un testamento:
“Una schiera di donne e uomini “del dialogo”:
di questo oggi c’è bisogno (…) Di politici “del dialogo”, certamente. Ma anche
e soprattutto di comuni cittadini, giovani, adulti e anziani che smessi i panni
dei guelfi e ghibellini, sappiano indossare l’abito della tolleranza per
riuscire ad ascoltare le ragioni dell’altro pur nella convinzione delle proprie
idee. In questa schiera di cittadini anonimi, i cristiani dovrebbero essere in
prima fila. (…) Credere nella democrazia, e lavorare, tutti insieme, perché
essa diventi più computa; adoperarsi per favorire il bene comune, gli interessi
generali, il senso dello stato; avere nel governo della cosa pubblica, a
livello locale, nazionale e internazionale un occhio “preferenziale” per i
poveri, i meno abbienti…: questi valori non sono né di destra né di sinistra,
sono valori e basta e sono valori profondamente cristiani e profondamente
laici. Richiedono di essere ricompresi e rivissuti da tutti i cittadini con più
forte volontà e, forse, con un supplemento d’anima. Prima ancor di far valere le
ragioni delle proprie scelte partitiche, c’è bisogno oggi di una numerosa
schiera di semplici cittadini, comuni, proiettati verso un’autentica, lunga
stagione di dialogo, nel proprio e nell’opposto schieramento, per immettervi
germi di tolleranza: ne siamo sicuri, anche i “politici” saranno contagiati”
(1996, n. 6).
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