Mi
domando come ho fatto, anche questa volta, a lasciarmi convincere a
intraprendere un viaggio assurdo come questo, un’andata e ritorno di 24 ore a Trento
(non è dietro l’angolo). Inoltre il motivo profondo mi sfugge, anche se mi sono
fidato di chi m’ha invitato.
Le
sorprese si susseguono rapide una dopo l’altra: l’incontro inaspettato con
amici che non vedevo da anni, la gioia di una comunione brevissima e
altrettanto intensa con chi speravo di rivedere, la grazia di una presenza di
Gesù in mezzo che tocca il fondo dell’anima.
L’aurora
colora di rosa le cime innevate della Paganella e del Bondone. Sotto Le Laste
Trento sembra riposare, non ancora illuminata dal sole. Nel freddo pungente la
natura è tutta nitore, silenzio, luce. Riflette l’anima o l’anima si riflesse
in essa?
L’antica
strada che porta a Cadine è circondata da prati bianchi di brina. Cascate di
ghiaccio si stringono alle rocce.
Il
Centro Mariapoli, arrampicato sul ripido pendio, raccoglie, come in uno scrigno
prezioso, focolarine e focolarini in ritiro.
Mi
ritrovo a casa, in famiglia, immerso in aria di Paradiso.
Gesù
Abbandonato riempie d’incanto ogni vuoto e le “tre comunioni” si rivelano la
realtà più vicina e più accessibile:
il
fratello, una persona qualsiasi che Dio ci pone accanto;
l’Eucaristia,
celebrata ogni giorno, incontrata in ogni tabernacolo;
la
Parola, quella accolta nella liturgia, quella del mese, quella pregata nell’ufficio,
quella che sale dal cuore…
Com’è
che qui appaiono così presenti, così attuali?
Sarà
la grazia del 7 dicembre? Sarà la presenza di Maria tutta avvolta dalla Parola,
la cui statua lignea campeggia nella cappella? Sarà il Gesù vivo tra quel gruppetto
attorno all’altare?
Sembra
di rinascere, quasi l’inizio di una vita nuova.
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